Per lui – Luigi Sacco, 68 anni, di Melizzano, già noto alle forze dell'ordine -era stato disposto il carcere, ma per le sue condizioni, accertate da un medico legale, è rimasto agli arresti in casa. La misura inizialmente decisa, invece, per Ioana Tinca, 54 anni, origini rumene, residente ad Amorosi. Sono le due persone arrestate all'alba dai carabinieri della Stazione di Amorosi perchè destinatarie di un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Flavio Cusani su richiesta del pm Flavia Felaco. Rapina è l'ipotesi di reato contestata ai due indagati, alla quale si aggiungono, per Sacco, due tentate estorsioni.
Il provvedimento è stato adottato in un'indagine partita il 22 luglio dello scorso con la denuncia presentata in serata da un'altra cittadina rumena – sono i rapporti con le comunità nelle quali vivono, e le implicazioni che ne conseguono, lo sfondo dell'intera vicenda – che aveva lamentato di essere stata rapinata di 2300 euro in contanti e della carta d'identità che custodiva nel reggiseno. Aveva spiegato che i soldi rappresentavano l'esito di una transazione che aveva chiuso un contenzioso, sfociato in una causa di lavoro dinanzi al Tribunale di Benevento, che le sarebbe stata proposta nel 2014 da Sacco e Tinca, con i familiari di un professionista per il quale aveva prestato servizio come badante. Li conosceva, le avevano anche presentato un legale che l'avrebbe assistita nell'iter giudiziario.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, prima della definizione della vertenza, Sacco, che l'aveva accompagnata in auto nel capoluogo sannita, avrebbe preteso una somma (“Mi devi dare 4mila euro, ho pagato alcuni testimoni...) e con un gesto l'avrebbe minacciata di tagliarle la testa. Una volta rientrati ad Amorosi, la malcapitata sarebbe finita nel mirino sia dell'allora 67enne, che l'avrebbe schiaffeggiata e fatta scendere dalla macchina, sia di Tinca che, sopraggiunta, le avrebbe infilato le mani nel reggiseno e le avrebbe sottratto il denaro.
L'altro tentativo di estorsione contestato a Sacco è relativo invece ad una storia che si sarebbe verificata tra gennaio e febbraio 2015, quando avrebbe cercato di farsi consegnare prima 42mila euro, poi 8mila da un uomo per il quale Tinca aveva lavorato. Non l'avesse fatto, sarebbero stati 'guai grossi', gli avrebbe detto. Perchè sarebbe stato denunciato per non aver assunto e regolarmente pagato la donna. Un quadro complessivo al centro di un'inchiesta per la quale è stato proposto ed ottenuto l'arresto dei due indagati, difesi, tra gli altri, dall'avvocato Ettore Marcarelli.
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