Manca la prova che si sia trattato di un omicidio, non ci sono elementi per affermare che sia stato Daniel a commettere la violenza. E, soprattutto, non sono state battute piste alternative. Ecco perchè, in soldoni, il Riesame ha respinto l'appello del pm Maria Scamarcio e del Procuratore aggiunto Giovanni Conzo contro la decisione con la quale il gip Flavio Cusani, nel dicembre 2016 (aveva fatto altrettanto anche sei mesi prima) aveva detto no, per insussistenza dei gravi indizi, alla richiesta di custodia cautelare in carcere a carico di Daniel, 22 anni, e Cristina Ciocan, 31 anni, i due fratelli rumeni coinvolti nell'inchiesta sulla terribile fine di Maria, 9 anni, anch'ella rumena, rinvenuta senza vita il 19 giugno dello scorso anno, morta annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino.
Non accolte, dunque, le motivazioni degli inquirenti sanniti – probabile il loro ricorso in Cassazione-, alle quali si erano opposti, nella discussione tenuta dinanzi al Tribunale lo scorso 30 marzo, gli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo, difensori dei Ciocan, che avevano sottolineato l'estraneità ai fatti dei loro assistiti, invitando i giudici anche a valutare il contenuto di alcune conversazioni, intercettate, tra i genitori della piccola.
Per Daniel le ipotesi di reato di omicidio e violenza sessuale, per la sorella il concorso nella prima. Secondo la Procura, la sera del 19 giugno Maria, di cui Daniel avrebbe abusato in più occasioni, sarebbe stata condotta in auto nella struttura, svestita e gettata in acqua.
Un delitto al quale avrebbe contribuito Cristina, commesso perchè Daniel temeva che la piccola raccontasse le 'attenzioni' che lui le avrebbe riservato. Accuse sempre respinte dai due fratelli, supportate da un quadro indiziario che il gip aveva ritenuto non connotato dalla gravità necessaria a disporre il loro arresto.
Numerosi i punti di dissenso, opposte le considerazioni di Pm e Gip su una serie di elementi: orario della morte; modalità, luogo e movente dell'azione omicidiaria; alibi degli indagati, tabulati telefonici e dati del traffico Gps; stato degli indumenti indossati dalla vittima; tracce olfattive dei cani molecolari, conversazioni intercettate; tracce di acqua sui pantaloni di Daniel e di materiale genetico a lui riconducibile sui leggins indossati dalla bimba il giorno prima. Con Cusani che aveva invitato a “continuare ad indagare, approfondendo anche ogni altra delle ipotesi investigative che si sono aperte nel corso delle indagini”.
Esp