Si è definito vittima di “una macchinazione ordita da Conti”. “Non l'ho mai avvicinato per chiedergli ed ottenere denaro”. Immortalati dalle telecamere degli investigatori, “quei 1000 euro che mi ha dato erano parte dei 5000 che gli avevo prestato”. Emmanuele De Libero, ex sindaco di San Lorenzo Maggiore - alle sue dimissioni dalla carica, presentate lo scorso 21 aprile (diventeranno irrevocabili l'11 maggio), seguiranno, martedì prossimo, dopo l'approvazione del bilancio, quelle dei consiglieri, con il conseguente scioglimento dell'assise-, ha respinto “con fermezza” l'accusa di concussione ai danni dell'imprenditore Umberto Conti, dal quale avrebbe preteso una tangente per un intervento di infrastrutturazione, in subappalto, nell'area Pip del centro telesino.
Lo ha fatto con le dichiarazioni spontanee rese nell'udienza di oggi del processo nel quale è imputato, in concorso, anche Pellegrino Colangelo, capo dell'ufficio tecnico comunale. Entrambi sono agli arresti domiciliari dal 9 febbraio 2016, quando erano stati colpiti da un'ordinanza di custodia cautelare adottata in un'indagine del pm Donatella Palumbo e dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Cerreto Sannita.
De Libero ha ricordato di aver esercitato la funzione di primo cittadino per circa 20 anni – l'esordio nel '93- ed ha rivendicato la “correttezza” della sua azione e “lo sforzo profuso in termini politici perchè la Regione assegnasse i finanziamenti a San Lorenzo Maggiore”. Ha escluso qualsiasi “interferenza sulle gare d'appalto, a San Lorenzo non è mai esistito il sistema del 10%”, la percentuale della 'mazzetta' ipotizzata dagli inquirenti. Dichiarazioni spontanee anche per Colangelo che ha negato ogni addebito: “No ho ancora capito perchè mi trovo coinvolto in questa storia: un incubo che mi auguro possa terminare al più presto”.
Parole che hanno chiuso un appuntamento in aula riservato ai testimoni indicati dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Roberto Prozzo, Claudio Sgambato e Giuseppe Cerulo. Dinanzi al collegio giudicante sono comparsi, rispondendo anche alle domande del pm Palumbo, dell'avvocato Antonio Di Santo (legale di Conti, parte civile), e del Tribunale, Sandro Fasulo, amministratore della “Edilizia Fasulo srl” (“Ci siamo aggiudicati diverse gare a San Lorenzo, mai mi sono stati chiesti soldi...”), cugino di un consigliere, un assessore comunale e del direttore dei lavori nella zona Pip (andati all'impresa Iorio), sollecitato anche sul significato, nel gergo locale, dell'espressione 'fare un complimento' (“Vuol dire fare un piccolo lavoretto extra, come riparare una buca, quando sei impegnato con un'amministrazione pubblica”); l'architetto Luca Sebastianelli, membro della commissione di aggiudicazione della gara per l'area Pip con Colangelo e l'ingegnere Michelangelo Vetrone, quest'ultimo, però, non ascoltato.
Ultime deposizioni, quelle di Vittorio e Giuseppe Di Cosimo, suocero e cognato di De Libero. Il primo, settantanove anni ed un lavoro di coltivatore che continua a svolgere, ha riavvolto il nastro della memoria fino ad una sera “degli inizi di giugno 2015, pochi giorni dopo le votazioni” e l'elezione di De Libero a fine maggio. “Vidi mio genero molto preoccupato, dopo cena lo chiamai in disparte per sapere cosa gli fosse capitato. Mi disse che Conti gli aveva chiesto un prestito di 5mila euro che lui non voleva concedergli. Temeva conseguenze, risposi che quei soldi glieli avrei dati io e che lui li avrebbe consegnati a Conti”.
Una scelta – ha sostenuto – fatta “per stare tranquilli, evitare dispetti”. Vittorio Di Cosimo ha ammesso di conoscere da sempre Conti: “Ha fatto molti lavori nei miei terreni, l'ho pagato pur sapendo che i suoi prezzi erano i più alti... Lui è così, vuole comandare, lo sanno tutti. Se mi ha mai minacciato? No, ma perchè gli ho dato tutto ciò che voleva...”. Inevitabile la sottolineatura del comportamento di De Libero: “Si è sempre messo a disposizione di tutti, Conti ha fatto una manovra: gli ha chiesto il denaro perchè doveva far vedere che aveva pagato una tangente...”.
Il riferimento è al passaggio dei 1000 euro avvenuto l'8 luglio 2015 nel capannone dello stesso Di Cosimo. Le chiavi le avevano lui ed il figlio Giuseppe che, interpellato a tal proposito, ha spiegato che quel pomeriggio, “mentre ero in campagna, Conti venne da me e mi chiese di telefonare ad Emmanuele e dirgli che lo aspettava davanti al capannone. Lo feci, aprii la struttura e poi tornai al lavoro...”.
'Fine dei giochi', l'8 giugno la requisitoria della dottoressa Palumbo e gli interventi degli avvocati Di Santo e Sgambato. Le arringhe degli avvocati Prozzo e Cerulo sono invece in programma una settimana più tardi: il 15 giugno, quando il commissario prefettizio sarà già pienamente all'opera in Comune.
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