Sarà il professore Piero Ricci, al quale il gup Loredana Camerlengo affiderà l'incarico il 20 aprile, ad occuparsi della perizia su Luigi Piacquadio, 73 anni, di Montesarchio, segretario comunale in pensione, da due mesi agli arresti domiciliari in una casa famiglia in Umbria dopo averne trascorsi cinque in carcere. Nella testa e nel cuore il terribile ricordo del 10 settembre 2016, il giorno in cui aveva ucciso, colpendolo all'altezza del cuore con un coltello, il figlio Domenico, 38 anni, disabile, che lui accudiva dalla nascita. Difeso dall'avvocato Claudio Barbato, Piacquadio ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, condizionato alla valutazione della sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto.
Un gesto terribile che aveva stroncato la vita della persona alla quale aveva dedicato la sua. Compiuto – aveva spiegato al pm Maria Gabriella Di Lauro, ai carabinieri e, quando era stato interrogato, al gip Roberto Melone- perchè era tormentato dalla paura di ciò che sarebbe potuto capitare a Domenico una volta rimasto solo. Un timore che gli impediva addirittura di dormire, che si era trasformato in una ossessione talmente forte da convincerlo che tutti sarebbero stati più tranquilli se lui avesse stroncato l'esistenza di Domenico, risparmiandogli, così, il rischio che potesse finire nelle mani sbagliate. Come quelle che aveva visto in tv durante un servizio dedicato alla condizione delle persone non autosufficienti.
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