La maestra di Amorosi: ecco perchè mi sono comportata così

Interrogata la 51enne sospesa per maltrattamenti ai piccoli. In paese un manifesto dei docenti

Probabile una richiesta di patteggiamento

Amorosi.  

Si è detta pentita di ciò che ha combinato; di quei comportamenti fissati dalle telecamere installate nell'aula. Li ha ammessi, precisando di non averli tenuti con le modalità violente che pure erano state prospettate dalla Procura nella richiesta di custodia cautelare in carcere, non accolta; e attribuendoli ad una fragilità emotiva dovuta alla frustrazione che provava in quel periodo per l'impossibilità di svolgere il suo ruolo di insegnante in una classe particolarmente vivace. Per la cui conduzione sarebbero state necessarie forme di sostegno ed una diversa organizzazione del lavoro.

Al Palazzo di giustizia in largo anticipo rispetto all'orario concordato, la maestra di Amorosi, sospesa dalle funzioni per un anno perchè ritenuta responsabile di maltrattamenti ai danni di alcuni bambini delle elementari, ha offerto al gip Roberto Melone, che aveva ordinato la misura interdittiva a suo carico, le proprie argomentazioni.

Difesa dall'avvocato Aldo Minauro, la 51enne lo ha fatto nel corso dell'interrogatorio di garanzia, scusandosi delle condotte che le sono state contestate tra ottobre e dicembre 2016. Quando, secondo gli inquirenti, avrebbe assestato schiaffi e calci ai piccoli – colpiti anche con libri e quaderni -, strattonandoli, trascinandoli e apostrofandoli.

Una storia che potrebbe chiudersi con una richiesta di patteggiamento, finita al centro di un'indagine del sostituto procuratore Iolanda Gaudino e della Squadra mobile.  Partita dopo la denuncia di alcuni genitori e supportata dalle immagini restituite dagli 'occhi elettronici' piazzati a scuola dagli investigatori.

Intanto, va segnalato un manifesto affisso ad Amorosi da docenti e personale Ata della scuola e indirizzato ai “signori genitori”. A loro i firmatari ricordano che “gli insegnanti rinforzano l'educazione che i bambini ricevono a casa dai propri genitori, non si sostituiscono ad essi come architetti del loro futuro”. E ancora: “Noi non vogliamo – scrivono – difendere o assolvere Maria. Ci chiediamo però se chi ha causato tutto questo con tanta facilità e leggerezza abbia interrogato – e stia interrogando – se stesso. E se possa sentirsi sicuro di aver agito in modo equo, costruttivo, equilibrato e responsabile”.

Esp