La Procura ha chiesto l'archiviazione, ma le parti offese si opporranno. Con un'iniziativa che renderà indispensabile la fissazione di una camera di consiglio dinanzi al Gip, al quale toccherà, dunque, stabilire se debba o meno andare avanti (o decidere un'eventuale imputazione coatta) l'inchiesta sulla morte di Antonio Zappiello, 70 anni, di Montesarchio, il cui cuore si era fermato per sempre la mattina del 15 ottobre 2015, mentre stava spalando il fango ed i detriti che avevano invaso la sua abitazione alla località Moschi della frazione Varoni. Si tratta di una delle due vittime – l'altra era stata una 70enne di Pago Veiano rimasta intrappolata nel fango – restituite dal drammatico bilancio del nubifragio che quel giorno aveva devastato Benevento e gran parte della sua provincia. Un disastro al centro di un'attività investigativa diretta dal sostituto procuratore Miriam Lapalorcia, affidata alla forestale e supportata da una consulenza affidata a due specialisti incaricati dall'ufficio inquirente.
L'indagine sul decesso di Zappiello, in particolare, era stata avviata dopo la denuncia che gli avvocati Pierluigi Pugliese e Mario Cecere avevano presentato in nome e per conto dei familiari del malcapitato. Obiettivo: far luce sulla tragica vicenda, puntando l'attenzione su una circostanza: la tracimazione del torrente Varco, che scorre a monte della casa di Zappiello, era stata determinata da una ostruzione all'imbocco di un cavalcafosso, largo due metri e mezzo, che collega alcuni fondi agricoli privati. Un cavalcafosso costituito da una soletta in cemento che sormonta una tubazione di acciaio bloccata all'epoca – così come accertato dai carabinieri, che avevano anche chiesto di verificare le autorizzazioni per la realizzazione, e dal Comune di Montesarchio- da un tappo fatto di rami, pietre, pneumatici, un bidone in ferro e sacchetti di rifiuti.
L'autopsia eseguita dal medico legale, la dottoressa Monica Fonzo, aveva individuato in una dissezione aortica acuta la causa della morte di Zappiello, affetto da problemi cardiopatici. Ora, come detto, la richiesta di archiviazione avanzata dal Pm nella convinzione che nel quadro complessivo abbiano giocato un ruolo sia le condizioni della vittima, sia l'eccezionalità delle precipitazioni e la conseguente esondazione del torrente. Di diverso avviso le parti offese, secondo le quali il decesso sarebbe stato scatenato dallo sforzo prolungato al quale il 70enne si stava sottoponendo per liberare la sua dimora da fango e detriti venuti giù da un corso d'acqua tracimato per la presenza di un ostacolo.