No TrivSannio:«I petrolieri stanno arrivando, mobilitiamoci»

Portoghese:«I sindaci hanno già incontrato le compagnie, solo Pietrelcina si è rifiutata»

San Giorgio del Sannio.  

«Se nei prossimi mesi doveste vedere nelle vostre campagne uno dei mezzi utilizzati durante la prima fase di ricerca di idrocarburi», si tratta di un vibroseis ed è utilizzato per le prospezioni (foto in basso) «allora sarà giunta l’ora di mobilitarsi poiché i petrolieri stanno arrivando e la politica non ha fatto nulla. Una prima spia saranno i contratti di esproprio che verranno fatti ai privati proprietari dei terreni. Solo gruppi di cittadini attenti, che hanno voglia coordinarsi con i movimenti NoTriv Sannio ed Irpino, possono vigilare e fare informazione». Ormai per gli esponenti del movimento NoTriv Sannio non esistono più iter amministrativi o giudiziari che possano scongiurare l’arrivo dei petrolieri. Lo hanno fatto intendere chiaramente sabato sera a San Giorgio del Sannio, durante l’incontro organizzato all’Auditorium comunale “il Cilindro Nero” dalla Pro loco di San Giorgio del Sannio, il coordinamento NoTriv Sannio e l’associazione Lerkaminerka. «Certe cose si devono prevenire con un Ptr (Piano Territoriale Regionale – ha commentato il geologo Portoghese – all’interno del quale escludere categoricamente determinate zone che hanno un particolare vocazione da qualsiasi tipo di attività industriale. Invece noi non diciamo né si e né no, diciamo “ni” e nel Piano è stata concessa la possibilità di avviare questo tipo di attività nel caso sopraggiungessero, come ora, delle esigenze nazionali. Era già tutto studiato da tempo. Ora le società petrolifere arriveranno nei nostri territori ed intere zone saranno militarizzate». A che punto è l’iter amministrativo per il via libera alle trivellazioni petrolifere dei quattro progetti che interesseranno Sannio ed Irpinia: Case Capozzi, Santa Croce, Nusco e Pietra Spaccata? «Attualmente – riprende Portoghese- l’iter amministrativo è quasi fermo perché si attende la disposizione della nuova legge Sblocca Italia e se le Regioni non avranno valutato i progetti in itinere entro il 31 marzo, cosa che molto probabilmente in Campania accadrà, tutto passerà in mano al Ministero per lo Sviluppo Economico. A dire il vero c’è una diatriba riguardante un ricorso fatto dalla Regione Campania, poiché l’articolo a cui si sono appellati è stato poi superato dal successivo Patto di Stabilità. Per cui ritorniamo alle solite cose, si prendono delle iniziative, si fanno dei passi burocratici e amministrativi che rimangono però fini a se stessi, senza andare al nocciolo della questione poiché non conviene alla Regione Campania deliberare in questo senso, in quanto la patata bollente la si passa tutta quanta al Ministero. Quello che dovevano fare prima non lo hanno fatto e si potevano opporre. Le Regioni adesso non conteranno più nulla così come gli Enti locali. C’è un vuoto completo e un distacco dalla realtà rispetto a quelle che saranno le prospettive di invasione dei nostri territori da parte delle società petrolifere». Quali sono i progetti imminenti? «Tra i progetti più avanzati c’è quello di Nusco dove si prevede già la realizzazione di un pozzo esplorativo. Anche qui c’è ancora il pieno fermo per attendere le nuove disposizioni. E poi direi soprattutto quello di Santa Croce del Sannio che interesserà una gran parte del territorio molisano e una buona parte del territorio sannita. Sembrerebbe infatti quello più avanzato e questo desta anche molte preoccupazioni perché in quelle aree lì l’Arpa Molise ha riscontrato circa un anno fa problemi di natura ambientale con contaminazioni dovute a radioattività molto elevate, otto nove volte superiori i valori di fondo naturali. Questo è stato legato ad attività petrolifere degli anni ’80 a cui si sono aggiunti i reflui provenienti dalle attività petrolifere della Basilicata. E lì ci sono una serie di pozzi ai confini con la Regione Campania dove l’Arpa Campania non ha ancora adesso monitorato la situazione. Noi abbiamo a dieci metri una situazione grave dove sono state interdette quelle aree, dove i sindaci hanno emanato ordinanze di divieto di accesso a quelle aree e di non utilizzare quei suoli a scopo agricolo». Case Capozzi? «Si è ancora nella fase di autorizzazione e ci sono ancora dei tempi tecnici ma Sblocca Italia sarà la soluzione per accelerare i processi anche perché tutto l’iter amministrativo si dovrà svolgere nel giro di tre o quattro mesi e non c’è il tempo per studiare i progetti e fare delle osservazioni». Quindi non c’è più nulla da fare? «Ormai deve solo mobilitarsi la popolazione e prendere coscienza di ciò che sta per accadere nei nostri territori, i quali ci sono stati scippati, e dove c’è stata una totale assenza da parte delle Istituzioni perché questi progetti non è che nascono adesso, nascono dal 2002. Quelle stesse Istituzioni che hanno mostrato un disinteresse o addirittura un interesse verso le attività petrolifere. Nell’Aprile di quest’anno il presidente della FederPetroli Michele Marsiglia ha dichiarato che c’era un ottimo rapporto con le amministrazioni locali soprattutto della Campania per sfruttare al meglio queste opportunità. Io fino ad oggi non ho sentito nessuna smentita da parte dei nostri amministratori, né una querela inoltrata al presidente della FederPetroli nel caso avesse fatto delle dichiarazioni false. Quindi le delibere di giunta dei vari Comuni sono state solo una facciata? «Direi proprio di si, poi sbagliano anche a fare i ricorsi, volutamente li sbagliano, che dobbiamo dire più? Di chi ci dobbiamo fidare più? C’è qualche Comune che ha fatto un ricorso secondo le procedure? «Nessuno, perché i tempi erano scaduti. Amministrativamente dovevano presentare questi ricorsi al Tar. Prima fare le osservazioni per le valutazioni di impatto ambientale alla Regione Campania e dopodiché potevano fare dei ricorsi al Tar e non li hanno fatti. Un anno e mezzo fa a Ginestra degli Schiavoni ci fu un incontro tra diversi sindaci del progetto Case Capozzi e i rappresentanti delle compagnie petrolifere. Dopo l’incontro pubblico si chiusero in una stanza. So che poi ci sono stati altri incontri presso le varie amministrazioni locali con le compagnie petrolifere. L’unico sindaco che avrebbe rifiutato addirittura un incontro è stato il sindaco Domenico Masone di Pietrelcina».

di Michele Intorcia