"Non si canta in napoletano". Pasquale: "Tanta solidarietà, ma niente scuse"

Il sannita discriminato a Firenze: "Da Famao a Gigi D'Alessio tanti attestati. Dal locale nulla"

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Benevento.  

Dal “Non si affitta ai napoletani” al “non si canta in napoletano”, passano gli anni, ma incredibilmente la tentazione a discriminare no. Capita a Firenze, a un gruppo di ragazzi beneventani che ha deciso di trascorrere il capodanno altrove, a Pasquale, praticante avvocato che voleva cimentarsi in un brano napoletano in una serata spensierata. Non è stato possibile: “Avevo scelto – racconta Pasquale Abbatiello - “Tu si a fine do munno” di Angelo Famao, un brano che peraltro contiene solo poche strofe in napoletano, ma l'addetto al karaoke mi ha detto di no, che il proprietario del locale non vuole si cantino canzoni napoletane. Io gli ho dato del razzista, lui mi ha apostrofato in malo modo, dandomi per giunta dell'ignorante visto che il napoletano è una lingua riconosciuta. Cosa che mi ha fatto arrabbiare ancora di più, perché proprio in base al fatto che il napoletano è una lingua riconosciuta l'episodio è ancora più grave”.
A quel punto Pasquale cerca di avere altre spiegazioni circa la politica del locale e quel “divieto” particolare, ma se dapprima trova anche un po' di comprensione, l'epilogo non è certo distensivo: “Sono andato in un'altra sala, qualcuno ha cercato di metterci una pezza proponendo di offrirmi un drink, ma figuriamoci, poi è arrivato un altro addetto del locale dicendo a muso duro che la politica del locale è quella, che il proprietario non vuole canzoni in napoletano, e che se la cosa non ci fosse andata bene avremmo dovuto andar via. Cosa che abbiamo fatto, avvertendoli che avremmo denunciato la cosa”.
E infatti la video denuncia su Tik Tok di Pasquale diventa virale, tanta la solidarietà arrivata, anche da big della musica, diversamente dalle scuse del locale in questione, che mancano ancora: “L'autore della canzone, Angelo Famao, mi ha invitato a cantare con lui, anche Gigi D'Alessio ha mostrato solidarietà, così come tante persone e ovviamentenon solo meridionali, cosa che mi ha fatto molto piacere: qualcosa che mi fa ben sperare.
Il locale? L'ultima cosa che voglio è una campagna d'odio social, per questo non ho mai fatto il nome. Hanno cercato di metterci una pezza mostrando sui social un video in cui qualcuno canta “O'surdato nnammurato”, ma mi sembra una toppa peggiore del buco, anche perché spulciando le recensioni online ne ho trovata un'altra in cui qualcuno racconta un episodio praticamente identico al mio, accaduto nel 2023. Insomma, sono recidivi, ma c'è sempre tempo per le scuse: io le aspetto ancora”.