“I reati di corruzione necessitano un’attenzione particolare da parte della pubblica opinione. Meno d’impatto ma di forte ripercussioni sulla ricchezza, sul benessere, sul futuro e sulla libertà di un territorio. Corruzione, malaffare, clientelismo non necessitano di essere inquadrati tra i reati della criminalità organizzata. Si può dare e ricevere una mazzetta per appalti truccati, incarichi professionali, concorsi ed altro, anche senza essere affiliati. E ciò rende ancor più difficile decodificare i comportamenti e scelte”.
Così il coordinamento di Libera Benevento in occasione della Giornata Internazionale contro la corruzione.
“Importante – prosegue l'associazione - è la trasparenza, ma non basta, dobbiamo essere tutti maggiormente monitoranti e critici, le inchieste non possono essere derubricate solo come notizie che passano via con un click.
Dobbiamo sollecitare una rivoluzione collettiva delle coscienze contro la normalizzazione dei comportamenti corrotti, che alimentano ingiustizie, disuguaglianze, povertà. Dobbiamo indignarci anche in memoria di tutti coloro che hanno pagato con la vita per aver combattuto corruzione e malaffare, come nel nostro territorio Angelo Mario Biscardi, Raffaele Delcogliano ed Aldo Iermano e tutte le vittime innocenti uccisi per la verità, la trasparenza ed il bene comune. Ogni mazzetta pagata e ricevuta sono proiettili sparati nuovamente nei loro confronti”.
L'indagine
Una riflessione scaturita dall'indagine di Libera che ha censito le inchieste su corruzione dal 1° gennaio al 1 dicembre 2024 in tutto il Paese. 48 inchieste su corruzione, con il coinvolgimento di 28 procure in 14 regione con 588 persone indagate. Le regioni meridionali compreso le isole “primeggiano” con 20 indagini in totale, seguite da quelle del Centro (16) e dal Nord (12). Prima il Lazio con 10 inchieste, seguita da Campania con 9 inchieste, la Lombardia con 7, Sicilia con 5 e Puglia con 4. In queste regioni si concentra il 74% delle inchieste a livello nazionale. Dall'analisi delle inchieste, ancora in corso e dunque senza accertamento definitivo di responsabilità individuali, emerge una corruzione “solidamente” regolata, ancora sistemica e organizzata, dove a seconda dei contesti il ruolo di garante del rispetto delle “regole del gioco” è ricoperto da attori diversi: l’alto dirigente oppure il faccendiere ben introdotto, il “boss dell’ente pubblico” o l’imprenditore dai contatti trasversali, il boss mafioso o il “politico d’affari”.
“Si tratta– commenta Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera- di un quadro sicuramente non esaustivo, per quanto significativo. Da un lato, infatti la “liberalizzazione” delle procedure di appalto e l’abrograzione dell’abuso d’ufficio hanno resto più difficile l’acquisizione di elementi probatori per la magistratura; dall’altro, le forme più insidiose di corruzione si fondano oggi su una formale legittimità degli atti pubblici piegati a potenti interessi privati, cui corrispondono contropartite smaterializzate (favori, appoggi politici, etc.), o anch’esse formalmente lecite, come i finanziamenti alle campagne elettorali. Una corruzione ormai “legalizzata”, di fronte alla quale l’azione repressiva è ormai impotente.”
Le regioni meridionali compreso le isole “primeggiano” con 20 indagini in totale, seguite da quelle del Centro (16) e dal Nord (12). Prima in classifica il Lazio con 10 inchieste, seguita da Campania con 9 inchieste, la Lombardia con 7, Sicilia con 5 e Puglia con 4. In queste regioni si concentra il 74% delle inchieste a livello nazionale. Ben 106 persone indagate sono nel Lazio, 82 indagati in Sicilia, seguita dalle Marche con 80 persone indagate di cui ben 77 persone indagate in una sola inchiesta su corruzione per finte vaccinazioni anticovid, 79 in Campania, dalla Lombardia, con 72 indagati e dalla Puglia, a quota 64. La mappa dell' inchieste e il numero degli indagati, per i quali vale la presunzione di non colpevolezza, è frutto di una ricerca avente come fonte lanci di agenzie, articoli su quotidiani nazionali e locali, rassegne stampe istituzionali , comunicati delle Procure della Repubblica e delle forze dell'ordine.
Le tante inchieste – conclude Libera- ci raccontano di una corruzione ormai “normalizzata”, che come una vera "patologia nazionale" alimenta sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, disimpegno, astensionismo. E nonostante l'aggravarsi del fenomeno assistiamo ad un progressivo allentamento dei freni inibitori di freni e contrappesi istituzionali, a seguito di “controriforme” legislative, come la “legge Nordio”, e per l’indebolimento dei presidi e dei controlli. In altri termini, si stanno costruendole condizioni più propizie per una pratica indisturbata, impunita ed estremamente profittevole – grazie agli ingenti fondi stanziati per PNRR, grandissime opere o manifestazioni sportive già programmate – di svariate forme di “abusi di potere per fini privati”, che ben presto in molti casi non saranno più perseguibili come reati dalla magistratura, né segnalabili come tali dalla stampa, e perciò non più riconoscibili come tali dall’opinione pubblica.