Continuano le proteste sul caso dell’ospedale Sant'Alfonso Maria de' Liguori di Sant'Agata de' Goti. Il nosocomio risulterebbe ulteriormente depotenziato. Sulla questione intervengono Pina De Masi, Margherita Rossano e Michela Ottobre. Le tre pasionarie già protagoniste, anni fa della prima fase della protesta per l'ospedale ora lamentano il gioco dello “scarica barile della Regione e le promesse mancate, il tutto condito da un decreto diventato fantasma”.
E spiegano “La delusione è tanta. Più e più volte, dopo lo scioglimento del comitato civico spontaneo è stato chiesto ai militanti del nuovo comitato di portare il decreto 41/2019, ottenuto con estrema fatica e tante sofferenze, alla Corte dei Conti costituendosi come parte civile. Poiché tutto accade al De’ Liguori tranne che il potenziamento dello stesso.
Resta una grande delusione, per non parlare del fatto che gli stessi dipendenti hanno paura di fare qualsiasi cosa perché rischiano il licenziamento.
Ben venga tutto, ma non certo che venga depotenziata una struttura necessaria alla collettività. La sanità resta un problema irrisolto e poco hanno contato gli incontri con il presidente Vincenzo De Luca e l’attuale direttrice del “Rummo” Maria Morgante, che venendo meno agli accordi di applicazione del decreto, ha anche trasferito altre 3 unità sanitarie ed infermieri, i quali prenderanno servizio al Rummo da oggi, 2 aprile.
A questo punto le domande sono tante, ma viene da chiedersi chi sta prendendo in giro chi?
Di sicuro 'a pagare le pene' di tutto questo sono i cittadini d il loro diritto costituzionale alla salute, che in questo caso va a farsi friggere!
Noi chiediamo fermamente dei punti fermi.
Le catene usate in passato sono state messe da parte ma non gettate, sempre pronte per dimostrare il vincolo che ci unisce.
Invitiamo i cittadini e i comuni che sono nella sfera di ricezione dell’ospedale De’Liguori a non ripetere l’errore del 2019, ovvero quello di non essere presenti attivamente, sperando di non essere loro stessi, un giorno a necessitare della struttura e non averne più la possibilità.
E’ un bene e un interesse di tutti, di tutti i comuni limitrofi”.