Botte a disabile, Fucci (Ali Onlus): "Assumere dopo valutazione psicologica"

"Senza parole: non basta installare una telecamera in una struttura"

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Benevento.  

“L’introduzione di una valutazione psicologica per tutti gli operatori del comparto sociosanitario, prima dell’assunzione,diventa oggi necessario e non più prescindibile”.
Così il presidente dell'Associazione no profit “ALI onlus”, presieduta da Alessandro Fucci, nata con lo scopo di dare voce a chi è affetto da malattie invalidanti non riconosciute dal Sistema Sanitario Nazionale e di potenziare l'assistenza di prossimità sanitaria per il cittadino, commenta i fatti di cronaca della Valle Caudina dove le indagini dei carabinieri hanno scoperto i maltrattamenti che ha subìto una donna anziana ricoverata in una struttura sanitaria che ha portato all’arresto di una operatrice sanitaria e alla sospensione di altre due operatrici, tutte del casertano.

“Sono senza parole – dice Fucci - Quando ho visionato il video dei carabinieri di Avellino, mi si è gelato il sangue addosso. Io stesso presto servizio a diverse persone affette da disabilità, ho creato la mia associazione esattamente per questo. Ma soprattutto seleziono accuratamente i miei collaboratori. Qualche giorno fa ho diramato un annuncio e non potete immaginare quanti curriculum ho ricevuto. Ma non avete idea di che lavoro sta facendo lo staff di Ali onlus per controllarne requisiti ed affidabilità. Non è abbastanza installare una telecamera. Non si possono assumere operatori così, a scatola chiusa! Quanti come me, verificano i requisiti prima di assumere? Quasi nessuno. Quanti come me, mettono alla prova il selezionato per poterlo vedere all’opera con gli assistiti? Nessuno! Questo ha un motivo”.
Fucci sostiene che dietro tutto ciò continua ad esserci la grave carenza delle strutture ospedaliere e di assistenza, che non avendo un fondo sanitario adeguato, non fanno caso a chi assumere, tanto contrattualizzano per pochi mesi, per poi passare al prossimo.
“In che modo intendiamo proteggere le persone che amiamo? Affidandole a dei soggetti psicologicamente provati e pericolosi? E le famiglie, vigilano abbastanza sui propri cari? Ma di chi ci si può fidare?”, conclude Fucci.