Un grido d''allarme sull'incendio di Airola viene lanciato dall'Ordine Nazionale dei Biologi che col presidente D'Anna chiedono a tutte le autorità e istituzioni, dai ministri della Salute e dell'Ambiente al Noe che si avvii un monitoraggio con esperti per rilevare, nei mesi a venire, la tossicità e la pericolosità di quanto si è sprigionato nel rogo.
Le conseguenze sulla salute dei cittadini potrebbero essere molto, molto serie: «L'incendio sviluppatosi nella giornata del 13 ottobre nel Comune di Airola (BN), ha distrutto un grande deposito di materiale plastico della ditta SAPA. Dal rogo, domato dopo alcune ore, si è sprigionata una grande nube tossica che si è propagata per decine di chilometri nei paesi del circondario fino a raggiungere la città di Napoli. I materiali bruciati erano componenti in plastica destinati all'industria automobilistica: sono andati in fumo insieme con vernici ed materiale ancora da determinare. La nube sviluppatasi dalle fiamme, ha verosimilmente portato allo spargimento di numerose sostanze tossiche, nell'immediato, e nocive (per accumulo) nei mesi a venire. Sostanze che rischiano di minacciare la salute delle popolazioni residenti nell'area interessata.
La minaccia, in particolare, proviene dal cloruro di vinile, potente interferente endocrino, e da altri prodotti sottoposti a degradazione chimica, fenomeno, quest'ultimo, provocato dall'alta temperatura raggiunta dell'incendio che ha distrutto le sostanze plastiche. A quest’ultima categoria di inquinanti appartengono le diossine, i prodotti chimici da decomposizione, i metalli pesanti e le polveri sottili. Un complesso di sostanze tossiche e nocive che può avere inquinato, per deposito, pascoli ed aree agricole, in futuro i prodotti derivati dal latte degli animali da pascolo (formaggi) e dalle coltivazioni (ortaggi, frutta, olive ed oli). I numerosi studi scientifici pubblicati sulle noxi ambientali hanno confermato una stretta relazione tra inquinanti e gravi patologie quali cancro, linfomi, malattie autoimmuni, allergie e patologie polmonari ed entero gastriche.
In particolare sono da segnalare i fenomeni epigenetici che nel medio lungo periodo causano una modifica della corretta espressione dei geni e l'insorgenza delle citate patologie. Il meccanismo biologico di interferenza genetica consiste nel sopprimere una serie di geni riparatori del DNA e nel contempo eccitare altri geni di tipo oncogeno. In sintesi: potremmo trovarci dinanzi ad un vasto inquinamento chimico e biologico che mette a repentaglio la salute della popolazione anche nelle future generazioni. È infatti noto che le modificazioni dell'espressione genica sono trasmissibili anche per riproduttiva, come una tara silente che grava sulle prossime nascite. Si segnala altresì l'incidenza dei metalli pesanti sulla fertilità maschile e su quella femminile per le modificazioni funzionali dei gameti. L'inquinamento dei terreni e quello conseguente delle coltivazioni, potrebbe portare le indicate sostanze tossiche, all'interno del ciclo di trasformazione dei prodotti e quindi ben dentro la filiera alimentare. Innanzi a tali potenziali pericoli, oltre a quelli non ancora noti nel campo dell'eco-tossicologia, delle nano patologie, si impone una costante e coordinata azione di monitoraggio e di rilevazione scientifica nel corso dei prossimi mesi. Si badi bene: quanto accaduto ad Airola non è un "banale incidente" oppure un pericolo da considerarsi già esaurito con la sola dispersione della nube tossica, verificata attraverso la rilevazione dei dati con le apposite centraline di rilevazione del particolato in aria.
All'opposto, proprio per i fatti appena esposti, il pericolo è ben lungi dall'essere stato scongiurato, consistendo nell'inquinamento microscopico da prodotti e nano particelle diffuse nell'ambiente. Un pericolo non avvertito come tale dalle autorità e dalle popolazioni interessate. Un esame mineralometrico del capello oppure del liquido seminale ben potrebbe indicare su di campioni di cittadini il grado quali quantitativo dello stato di inquinamento dei soggetti esposto a cominciare dai soggetti in età scolare. Tanto evidenziato, espongo alle SS.LL, la necessità di coinvolgere esperti del settore ed i Dipartimenti di Epidemiologia, Tossicologia e di Ecologia delle Università e dei Ministeri interessati con indizione di una conferenza dei servizi e di un piano organico di rilevamento dei dati di tossicità. L'occasione è propizia per dichiarare la disponibilità dei Biologi a collaborare per quanto ritenuto possibile»