«Il futuro “dell’osso” tra vecchi e nuovi dualismi» il titolo del libro presentato questa mattina nella sala Virgineo del Museo del Sannio. Libro curato da Roberto Costanzo, presidente Fondazione Mario Vetrone e Carmine Nardone presidente Futuridea. Al convegno hanno partecipato Francesco Calvanese, Francesco Saverio Coppola, Antonio Gisondi, Grazia Moffa, Nando Morra, Gianfranco Nappi, Salvatore Rampone, Beatrice Fucci e Ilaria Sgambato.
“Un lavoro – hanno spiegato Mardone e Costanzo – fatto grazie ad uno studio sui divari tra dorsale appenninica e fascia costiera, realizzato da Futuridea in collaborazione con Management House Italia e con il C.E.D.O.M. dell'Università degli Studi di Salerno, ed è finalizzato ad indagare sul "futuro dell'osso tra vecchi e nuovi dualismi". Vecchi e nuovi dualismi ancora incolmabili che, “sebbene da sempre denunciati, quasi mai sono stati visti come una conseguenza della mancata valorizzazione delle grandi risorse che le aree interne offrono e che spesso mancano alle aree vallive e costiere”.
Le zone di osso, secondo gli autori del libro “vivono però trasformazioni epocali che vedono andar via le residue forze giovanili, chiudere le attività produttive e abbandonare case, terre e paesi. Trasformazioni che per essere fronteggiate richiedono un programma di sviluppo innovativo”. Alla base del lavoro il tentativo di individuare delle linee specifiche di azione senza adagiarsi su “un modello di sviluppo imitativo delle soluzioni assunte nelle cosiddette aree forti. Non servono le contrapposizioni tra alture e pianure - concludono - ma neppure le subalternità progettuali, perché "le aree interne hanno bisogno di soluzioni personalizzate”.
E' stato il presidente della Provincia, Antonio Di Maria a salutare gli ospiti. Il numero uno della Rocca ha rimarcato come il divario tra zone costiere ed interne, tra Nord e Sud debba imporre “alla classe dirigente meridionale e locale una nuova assunzione di responsabilità istituzionale, politica e civile al fine di mettere in campo una nuova capacità di programmazione del futuro della dorsale appenninica”.
Di Maria ha chiesto anche un nuovo quadro normativo che non sia come quello attuale solo “orizzontale”, cioè eguale dappertutto.
L’Ente locale, ha detto il presidente della Provincia, deve poter valorizzare “con misure specifiche il patrimonio e le potenzialità delle aree collinari e montane consentendo così di generare risorse affinché le stesse aree interne siano di nuovo attrattive per i giovani. Abitare nelle aree montane – ha concluso Di Maria - non deve derivare solo da vincoli di nascita, ma deve essere anche una scelta di vita”.
Di Maria ha aggiunto che, in un contesto istituzionale e legislativo assai difficile e disarticolato, egli “sta lavorando per esaltare la funzione storica della Provincia quale Ente di coordinamento e di promozione dei processi di sviluppo”. Di Maria ha anche ricordato che sta costruendo il Contratto Istituzionale di Sviluppo, “uno strumento fondato sulla condivisione delle proposte con tutti i Soggetti che intervengono sul territorio, tale da garantire il futuro del Sannio attraverso strategie di area vasta credibili e concrete”.
Il presidente della Provincia, infine, in riferimento alla diga di Campolattaro, opera strategica del territorio sannita e di tutto il Centro Sud, ha dichiarato che sulle progettazioni in corso per l’utilizzo delle acque e per il costruendo Contratto di Lago, sarà molto attento per trovare il giusto equilibrio “tra bisogni ed opportunità dei territori, mai abbandonando e mai rinunciando alla ricchezza che questa grande infrastruttura può dare al territorio del Tammaro e al Sannio anche dal punto di vista ambientale turistico e sportivo