Prendi una rete idrica nuova e funzionante e affidala per trent’anni all’Alto Calore: grazie alla gestione degli impianti dell’azienda idrica avellinese il risultato è “zero” acqua dalle 21di ogni santa sera fino alle 7 del giorno dopo. Si calcola fino al 70 per cento di dispersione idrica dell’attuale rete idrica, che non ha subito alcun intervento di manutenzione dedgno di questo nome. Con una lievitazione dei costi a carico degli utenti, beffati due volte: senza potersi lavare metà giornata e con il consumo, a fronte dei 3 metri cubi di acqua al giorno necessari, finito a superare gli undici metri cubi.
Una condizione paradossale e unica, che fa letteralmente infuriare gli abitanti di Apollosa, che non riescono a scrollarsi di dosso questo record di città assetata.
Alla fine, per superare anni di disperazione, il sindaco e i tecnici del Comune si sono messi di impegno e hanno presentato un progetto (finanziato con sei milioni di euro complessivi) per una nuova rete idrica che sfrutti la sorgente “li muorti” e mai nome fu tanto evocativo delle sofferenze e delle imprecazioni. Tre metri cubi di acqua oligominerale che sgorgano direttamente dalla roccia a Tocco Caudio. I primi lavori, per un appalto da 1 milione e 700mila euro, partiranno tra poco e riguarderanno la condotta di adduzione che andrà a collegarsi alla nuova rete idrica: la traduzione in termini pratici del co0nsiglio: aiutati che Dio ti aiuta. E l’Alto Calore? Un groviglio burocratico che tiene prigioniera l’amministrazione comunale, almeno per il momento. Neanche una delibera predisposta e votata all’unanimità ha consentito ad Apollosa di liberarsi della pesante pietra al collo dell’azienda idrica irpina. Servirà che l’Ato (Ambito territoriale ottimale) si svegli e inizi a fare il proprio lavoro e poi, mano a mano, risalendo i labirinti regionali, fino a palazzo Santa Lucia e all’Ente idrico regionale, dove tutto andrebbe sistemato, disastri gestionali compresi.
Ma Apollosa con i ritardi della Regione Campania ha anche un altro conto in sospeso. Argomento di questi giorni: gli asseriti debiti con la Samte, l’azienda partecipata della Provincia che è stata messa in ginocchio dalle morosità di tutti i comuni del Sannio, nessuno escluso, si direbbe. Ma non si può sempre fare di tutta l’erba un fascio: i 40mila euro che vengono ascritti nella partita doppia come debiti a carico di Apollosa sono balle. Riguardano la gestione post mortem delle discariche che il Sannio ha tributato per decenni all’altra gestione allegra: quella della Regione di Bassolino sui rifiuti, che ha condannato l’Italia al pagamentio di sanzioni milionarie e la Campania a una magra figura internaizonale. I 40mila euro sono, come per l’acqua, una beffa: a Montesarchio, Sant’Arcangelo Trimonti e San Bartolomeo in Galdo ci sono migliaia di tonnellate di rifiuti napoletani e casertani e il conto “post mortem” viene fatto ricadere sui comuni sanniti. Bella roba.