Un campo da calcio non è mai soltanto un campo da calcio. Specie in un paese: al nord gli oratori, al sud i campi comunali. Storie che si intrecciano, impastate nella terra battuta e nel gesso delle righe, spesso storte: generazioni cresciute mangiando e respirando polvere, salendo e sedendo la pietra dura di quelli che spesso venivano troppo generosamente chiamati spalti.
E' un santuario dei ricordi un campo da calcio, in un paese piccolo: non fa eccezione l' “Allegretto” di Montesarchio, trasformato in campo sportivo nei primi anni 80 da una delle figure più importanti per il paese, l'avvocato e allora sindaco Carmine Pagnozzi, e oggi ristrutturato per le Universiadi.
Tra i ricordi più importanti quello citato dall'avvocato Collarile, delegato provinciale del Coni, che durante l'inaugurazione della struttura rivitalizzata ha raccontato di una partita: l'ultima partita di Raffaele Delcogliano, una settimana prima di essere ucciso dalle Brigate Rosse.
“Ricordo che era una partita amichevole – dice Collarile – prima dell'inizio del campionato degli avvocati. Raffaele era un portiere, e nonostante avesse un piede poliomelitico era un grandissimo portiere, evidenza questa che le grandi persone riescono ad andare oltre le difficoltà. Era l'ultima amichevole precampionato e giocavamo all'Allegretto di Montesarchio, con quella eterna pozzanghera che si formava a centrocampo, un'amichevole arbitrata dall'avvocato Antonio Ricciardi. C'era anche Aldo Iermano ad allenarsi con noi, e c'era Giuseppe Tinesse, che avrebbe dovuto essere con Aldo e Raffaele a Napoli in quel giorno maledetto, ma non ci andò. Una settimana dopo Aldo e Raffaele furono uccisi. Quando ti ammazzano un amico è una cosa atroce: non sono più tornato, da allora, all'Allegretto, fino a ieri”.
Più di un gol del fuoriclasse strapagato, più di un trofeo alzato al cielo: nella polvere, nel fango, nelle reti a brandelli dei campi di provincia il tesoro inestimabile dei ricordi.