(fed. fes.) - Dalla lite furibonda durante l'assemblea dei sindaci a palazzo Mosti alla soluzione possibile, attraverso la richiesta, presentata dalla senatrice beneventana Sandra Lonardo, di una “deroga” a quanto prescritto dal DM70/15 (classifica gli ospedali italiani in base al bacino di utenza e prevede un DEA di 2° livello dotato di tutte le branche specialistiche ogni 600.000 abitanti, uno o più DEA di 1° livello interni alla ASL territoriali e, per i presidi ospedalieri più piccoli, una soglia minima di posti letto – 80 -, pena la loro chiusura).
Mano ai fatti.
De Luca, governatore della Campania, in sintonia con i vertici dell'Asl beneventana e parte degli amministratori caudini, nell'ambito del nuovo piano ospedaliero regionale, ha immaginato la creazione di un polo oncologico presso l'ospedale Sant'Alfonso Maria De' Liguori, attraverso la riunificazione, in un'unica azienda ospedaliera, con il Rummo. Questa operazione, per mesi, è stata gestita, foss'anche solo come comunicazione, dal Pd. Con le elezioni, i nuovi equilibri venutisi a creare, quella sulla sanità si preannuncia una battaglia aspra e senza esclusione di colpi (un assaggio è in questo video) tra il centrodestra e quello che rimane dei democratici nell'ultimo fortino di palazzo Santa Lucia.
Forza Italia spiega l'opposizione alla creazione del polo oncologico con il prezzo troppo alto da pagare rispetto alla perdita di un importante presidio di pronto soccorso a favore delle zone interne. “Un tumore”, sostiene Mastella, “si cura ovunque, una emergenza o la affronti subito o sei fregato”.
Il Pd, al contrario, sul polo oncologico ha investito anche molta della sua immagine “amministrativa” nel Sannio, sostiene che a contare sono i posti letto che aumentano e le potenzialità di un accorpamento tra Rummo e ospedale di Sant'Agata.
In politica contano i numeri.
Intanto, mentre il manager dell'Aziernda ospedaliera Rummo annuncia di voler proseguire senza tentennamenti sul progetto della Regione (potrebbe mai mettersi di traverso?), l'assemblea dei sindaci che avrebbe dovuto approvare l'atto aziendale, al contrario lo ha rispedito al mittente, preannunciando lo spostamento del confronto da tecnico a politico.
Di qui l'idea di proporre al Ministro una “deroga”, che attribuisca un Dea di II livello sia a Avellino sia a Benevento, superando il decreto 70. Ma anche, in forma molto più sottile, di fatto aggirando De Luca e i suoi fedelissimi arroccati a difesa del fortino di Santa Lucia.