Sindaco Scetta scrive a Città dei Sanniti e Città Telesina

Il primo cittadino di Castelvenere: "Nostre Unioni dei Comuni, se pur giovani, sembrano obsolete"

Castelvenere.  

“I processi storici, politici, sociali quasi sempre necessitano di tempi di "maturazione". Talvolta lunghi, talvolta brevi”. Comincia così la lunga nota di Mario Scetta, sindaco di Castelvenere che scrive ai presidenti delle Unioni “"Città Telesina", Pasquale Carofano e “Città dei Sanniti", Nino Lombardi.

“Bisogna avere pazienza e tenacia – scrive il primo cittadino di Castelvenere -; bisogna riflettere per capire, valutare. Poi, viene il tempo di uscire dagli indugi e affrontare le cose con spirito realistico, costruttivo e, se necessario, autocritico.

Credo siano maturi i tempi per una riflessione sulle origini, sul percorso, sulla valenza e, se vogliamo, sul destino delle Unioni dei Comuni che rappresentate.

Città dei Sanniti - Città Telesina. Si era partiti con tanto entusiasmo e tanto clamore che, via via, si sono affievoliti, quasi spenti, non tanto per volontà o per demerito delle amministrazioni, quanto, piuttosto, per la fumosità legislativa delle Unioni stesse concepite più per una estemporanea esternazione politica che per un progetto programmatico concreto.

A complicare le cose sono sopravvenute nuove direttive politiche regionali, nazionali e comunitarie per la progettualità, i finanziamenti, i servizi. Oggi si parla di "area vasta", di "massa critica", di aggregazioni di almeno 50.000 abitanti. E poi c'é la concorrenza spietata tra aree di una stessa regione, la contrazione delle risorse, l'instabilità politica ed economica europea. 
Le nostre Unioni dei Comuni, se pur giovani, sembrano fuori del tempo, obsolete. Il governo stesso pensa a correttivi.  E, le nostre due Unioni, come tante altre, sono state concepite su criteri di appartenenza politica, di sola continuità territoriale e, in qualche caso per sino per amicizia e simpatia. La nostra è una realtà parcellata e avrebbe avuto bisogno all'atto dell'aggregazione, di ben altro collante e di un pizzico di campanilismo in meno. Sarebbe stato più opportuno "unire" sulla base di progettualità sostenibili a tutela di interessi comuni e successivamente allargare i confini delle unioni stesse a fare delle diversità un elemento di forza e non di disgregazione. 
In altri termini avremmo dovuto concepire un progetto concreto che si sviluppasse in fasi successive che coniugasse storia, paesaggio, cultura, artigianato, agricoltura, vino, termalismo, servizi, il tutto finalizzato allo sviluppo economico ed occupazionale, all'offerta turistica, al turismo "lento", all'enogastronomia, alla promozione e alla valorizzazione di un patrimonio enorme nel quale emerge, su tutto, la "vivibilità".

In realtà, in quattro anni, si è prodotto ben poco e, non poteva essere diversamente proprio per quella mancanza di concretezza iniziale che ha prodotto, poi, scetticismo e disinteresse.

Dunque è necessario ripartire, rifondare, traendo insegnamento dagli errori pregressi.

Ho consultato molti sindaci e tutti sono concordi sulla opportunità di una svolta coraggiosa. Di una rifondazione che riparta dalla fusione delle due Unioni con l'annessione di altre comunità per superare la soglia dei 50.000 abitanti.

I presupposti ci sono, le potenzialità non mancano, le competenze sono tante, la necessità è reale. Bisogna valutare se c'è la concreta volontà di fare.

Certo, se dobbiamo concepire una Unione più vasta per fare solo una manifestazione inaugurale più folcloristica con tante fasce, con tanti gonfaloni, banda, giornalisti e televisioni, forse è il caso di desistere in partenza e ciascuno torni a bivaccare all'ombra del proprio campanile.

Come diceva Kevin Linch, "Una politica efficace opera al limite tra sogno e realtà" e una politica senza sogni cristallizza tempo e realtà.

Sono fiducioso – conclude Scetta - che tutti i colleghi sindaci accoglieranno l'invito di un sindaco non più giovane ma che sogna ancora il nostro angolo di Sannio valorizzato per quello che merita e che gli è dovuto.

Si realizzera? Non so. Ma non possiamo non provarci. E' un nostro dovere!

Non si realizzerà? Diremo "purtroppo" solo se avremo fatto ogni cosa con coscienza, lealtà, altruismo”.