«Si sopravvive non si vive». Sono le parole di Stella, la mamma del sergente Gianni Iacoviello, morto a 35 anni nel disastro del Molo Giano di due anni fa, al termine dell’intervista. Ormai si è in clima di processo per stabilire di chi siano le responsabilità della morte di quei nove ragazzi, sprofondati in mare sotto le macerie della torre piloti durante quella maledetta notte del 7 maggio del 2013, quando la portacontainer della compagnia Messina si abbatté contro la torre del porto di Genova. «Chiederanno sicuramente il rito abbreviato -commenta Flavio, il papà di Gianni- se daranno loro quindici anni se ne faranno cinque e poi neanche uno. Andrà a finire così. Quella torre lì non doveva esserci, lo dissi già, nel ’98 accadde un incidente simile e nessuno fece nulla».
Resta impressa l’immagine utilizzata dal papà di Gianni per rendere immediata la gravità del pericolo che si correva giornalmente nel molo, quando diceva che sarebbe bastato un braccio fuori dalla torre per toccare le navi. «Ai funerali di Stato – racconta invece Stella – ricordo che mi abbracciò la Boldrini, il ministro Lupi e l’ex presidente Napolitano. Proprio quest'ultimo mi disse, stringendomi, che non sarà questo il caso di un solito processo all’italiana». E’ scettica però quando ne parla Stella, anche se, allo stesso tempo, non c’è da parte sua e di suo marito Flavio alcun accanimento, ma solo tanta rassegnazione. «Ci sono state due udienze fin ora -riprende la mamma di Gianni -. Io non ci sono andata e non andrò al processo. Mia figlia Sara e il fidanzato Cristiano stanno seguendo la vicenda. L’ultima volta l'udienza è durata otto ore, tra estenuanti perizie tecniche e deposizioni. Addirittura si sono soffermati un’ora e mezza per discutere di una retta, tanto che il giudice ha detto ora basta. Non riesco neanche più ad andare a Genova, la mia città di origine, e quando sono stata chiamata in tv non ho guardato le immagini del disastro».
Il 7 maggio prossimo saranno trascorsi ormai due anni. «Io andrò a Genova – riprende Flavio –. Sulla torre c’era una madonnina prima dell’incidente, che è andata distrutta. Della statua però solo la corona è stata recuperata. Verrà installato un monumento dove c’era la torre piloti, e verranno apposte nove mattonelle con i nomi dei ragazzi morti e la corona recuperata. Si parla anche di un monumento commemorativo di Renzo Piano, nel porto di Genova, composto da nove vele che dovrebbero girare con il vento, ma fino ad oggi sono solo idee e parole».
Il corpo del sergente di 35 anni Gianni Iacoviello, di origini apicesi, riposa ora nel cimitero di Bergiola, in provincia di Carrara, dove vivono le due sorelle gemelle Sara e Simona. «Mio nipote – racconta Stella- il figlio di Simona, va quasi tutti i giorni sulla tomba dello zio con la bici». Nel registro degli indagati, invece, dopo l'incidente, sono stati iscritti: il comandante della Jolly Nero Roberto Paoloni per omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza dei trasporti e crollo di costruzioni, il pilota Antonio Anfossi, il primo ufficiale Lorenzo Repetto, il direttore di macchina Franco Giammoro e Giampaolo Olmetti. Il secondo ufficiale Cristina Vaccaro è indagata per falso. La società Messina invece deve rispondere per la responsabilità amministrativa degli enti come persone giuridiche. La Jolly Nero, secondo i pareri dei consulenti, avrebbe proceduto troppo velocemente effettuando la manovra in un ambito molto ristretto nonostante avesse dei guasti.
di Michele Intorcia