Un po' come alunni e studenti, quando il maltempo costringe a restare a casa, i calciatori dell'Avellino non hanno incassato il rinvio della partita con il Catania con poi così grande rammarico. Anzi. Saltare un giorno di “scuola” ha fatto piacere a tutti... o quasi. Il campo del “Partenio-Lombardi”, reso impraticabile dalla neve che si è abbattuta sul capoluogo irpino nell'imminenza del calcio d'inizio della gara con il Catania, ha permesso di risparmiare le già esigue energie fisiche evitando di non giocare l'ultima delle 5 partite in 15 giorni messe in fila da un calendario formato tour de force; congestionato dagli appuntamenti in rapida successione per effetto dei rinvii della seconda e terza giornata di ritorno, che si è reso necessario, lo scorso gennaio, a causa della quarta ondata della pandemia. Una sorta di manna dal cielo. E, allora, ben vengano i fiocchi che, potenzialmente, permetteranno di recuperare gli indisponibili Chiti, Di Gaudio, Mastalli e Mignanelli in occasione del recupero, che dovrebbe essere fissato per il prossimo 30 marzo.
Al netto dell'imponderabilità degli eventi e di nuovi possibili guai fisici, lo slittamento tornerà utile pure a Dossena e Maniero per rimettersi totalmente al passo smaltendo i rispettivi acciacchi mentre resterà indisponibile Silvestri, in attesa del verdetto sul ricorso per la squalifica rimediata per via dell'espulsione rimediata a Latina che, nella migliore delle ipotesi, sarà ridotta da 2 a una giornata. Ora c'è tempo per pensare alla Paganese. Riposo assoluto a margine di giorni massacranti, tra gare e viaggi, con un retroscena.
A quanto parte c'era un solo calciatore che Avellino – Catania l'avrebbe voluta giocare sotto la bufera e non uno etneo, nonostante lo sfortunato viaggio a vuoto: voci di campo raccontano di un Carriero carico, che scalpitava e spingeva per scendere in campo. Volendoci scherzare su, magari per trasformarsi da ruspa a spazzaneve. La solita, feroce, determinazione ritrovata in maniera esponenziale nelle ultime uscite stagionali, che testimonia un percorso, quello del centrocampista, all'insegna delle motivazioni mai realmente mancate, ma tornate a essere predominanti, visibili ed efficaci sul rettangolo di gioco, anche grazie all'adeguamento del contratto, che ha sgombrato il campo (non dello stadio irpino, ma metaforico) da ogni tipo di tensione, distrazione, malcontento e polemica.