Rubino: "Iemmello? Sa fare gol, ma la C è dura e contano condizione e mentalità"

A 696 TV è intervenuto il direttore sportivo della Juve Stabia: vicino un ex portiere dei lupi

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Avellino.  

Nel corso di 0825 – Focus Serie C, andato in onda ieri su 696 TV, è intervenuto in collegamento Skype il direttore sportivo della Juve Stabia, Raffaele Rubino.

Prima battuta sulla vaccinazione di massa a cui si sono sottoposti calciatori e componenti dello staff tecnico anche grazie all'assenza di casi Covid all'interno del gruppo squadra delle vespe: “Siamo stati bravi e fortunati. Abbiamo gestito bene la sosta invernale. I ragazzi sono stati dei veri professionisti. Abbiamo avuto tre casi, immediatamente collocati in bolla, e così la squadra ha sempre lavorato”.

Il punto sulle operazioni di mercato: “A ogni arrivo corrisponderà una partenza. Con Ceccarelli ci siamo. Avevamo intavolato una trattativa che andava avanti da tempo e già domani (oggi, ndr) dovrebbe esserci il definitivo via libera per annunciarlo dopo lo svincolo dal Catania. Per Dini attendiamo l'uscita di Sarri, ma, come detto, ci siamo. Erradi – Panico è un'operazione già in essere, cerchiamo di chiuderla da domani (oggi, ndr) anche per un motivo semplicemente legato al potere di firma che è passato da Vincenzo Todaro, che ora è il direttore generale, a Filippo Polcino, che, come sapete, dallo scorso sabato è il nuovo amministratore unico della Juve Stabia”.

Il cammino della Juve Stabia, undicesima in classifica: “Il nostro rendimento altalenante è stato condizionato dal ritardo nella costruzione della rosa. Sono arrivato il 25 luglio e c'erano 11, 12 calciatori. In breve tempo abbiamo costruito una squadra. Quando sono arrivato c'era già mister Novellino, che abbiamo cambiato dopo 7 partite. Il terreno perso è dovuto a una concausa di eventi tra una squadra allestita a pezzetti e una condizione che è subentrata in ritardo, senza dimenticare, come detto, il cambio di allenatore, che comporta una variazione delle metodologie di allenamento e di idee tecnico-tattiche. Qualche punto lo abbiamo perso per strada, ma da 26 che ne abbiamo, credo che ne abbiamo lasciati per strada non più di 2 o 3. Dobbiamo rimboccarci le maniche, recuperare il terreno perso per sperare di arrivare nella miglior posizione possibile, ovviamente in zona playoff”.

Il lavoro di Sottili: “Sottili? Siamo contenti del suo operato. Si sta dimostrando bravo a gestire anche la questione minutaggio, con annesse difficoltà di pagare dazio in termini di esperienza. Speriamo di fare meglio del girone di andata, che arrivino subito i calciatori perché non possiamo perdere tempo”.

L'opinione sulla telenovela Iemmello, finito al Catanzaro, da addetto a i lavori e grande ex bomber: “Pietro Iemmello lo conosco bene. Sa fare gol. Bisogna capire due punti importanti: la condizione e con quale mentalità si approccerà alla sua esperienza al Catanzaro. In tal senso, il vantaggio può essere rappresentato dal fatto che è nato a Catanzaro, la sua famiglia vive lì e dovrebbe avere una motivazione particolare per non sbagliare. Se sta bene può incidere tanto, ma la categoria non è così semplice, come sembra, rispetto alle altre. Bisogna immedesimarsi presto nella categoria”.

L'Avellino visto dall'esterno: “L'Avellino? Gennaio è un mercato di riparazione, non è il mercato. Se una squadra pensa di cambiare 4, 5 elementi ci sono alte difficoltà o difficoltà che non si è potuto affrontare all'inizio del campionato. L'Avellino deve semplicemente trovare tasselli giusti, calciatori pronti perché, a causa dello slittamento delle partite, ci sarà un calendario estremamente compresso e non ci sarà tempo di riposare. Ci sarà bisogno di una squadra pronta, con sostituti pronti e di livello. Ma sfido a dire che l'Avellino non abbia già di per sé una rosa all'altezza o sufficientemente ampia”.

Infine, un saluto al grande ospite della serata, Nando De Napoli: “Un grande in bocca. Spero di incontrarlo presto sui campi. Gli auguro di fare un gran lavoro con i giovani di cui si sta occupando. Riguardo ai giovani mi sembra evidente che manchi, spesso, un fondamentale senso di appartenenza e l'agonismo che mettevi in campo. I ragazzi, oggi, spesso non capiscono il valore del sacrificio e dell'importanza delle occasioni che gli vengono concesse”.