A Viterbo, contro il Monterosi, per provare a venir fuori da un paradosso la cui spiegazione potrebbe essere molto più semplice di quanto si immagini. Sei giornate in archivio, l'Avellino è la miglior difesa del girone C di Serie C, con due sole reti subite e tre clean sheet consecutivi, ma allo stesso tempo condivide con il Picerno e il fanalino di coda Vibonese il poco gratificante scettro di peggior attacco del campionato con 3 sole reti realizzate. Un dato che preoccupa, così come il gol su azione di un attaccante che manca dallo scorso 3 marzo (Catanzaro – Avellino 0-1), ma da analizzare al netto delle assenze, oggettive, nel reparto avanzato. Tutt'altro che un alibi, che per onestà intellettuale dovrebbe rappresentare un elemento centrale prima di sbilanciarsi in processi e condanne rispetto alle responsabilità dirigenziali o tecniche. Anche nella scorsa stagione direttore sportivo e tecnico salirono sul banco degli imputati nel pieno dell'emergenza Covid, previo poi prendersi una bella rivincita, una volta avuti tutti gli effettivi a disposizione e potenziata la rosa nel corso del mercato di riparazione.
Ecco perché, in attesa del ritorno del top-player Di Gaudio, non può essere che accolto con un primo, parziale, sospiro di sollievo il recupero di Kanoute, Micovschi e Plescia. Il rumeno si è messo alle spalle la lesione di primo grado del retto femorale della coscia sinistra, è stato atteso con pazienza e senza forzare i tempi del suo rientro, potrebbe scendere in campo dal primo minuto, ma di certo giocherà almeno uno spezzone di partita. Il collega di reparto senegalese sarà, invece, certamente titolare. Di conseguenza, Braglia potrebbe confermare il 3-5-1-1 adottato contro il Catanzaro, con Kanoute alle spalle dell'unica punta Maniero (salvo chance per Gagliano o proprio per Plescia) o variare l'assetto in un 4-3-2-1 gettando immediatamente nella mischia Micovschi e Kanoute alle spalle della punta centrale, con la possibilità di tramutare lo schieramento in un 4-3-3, in fase di possesso, con l'avanzamento laterale di qualche metro dei due trequartisti. L'alternativa? Il 3-4-2-1 in cui sarebbe Mastalli una carta in più da potersi giocare dietro l'unico riferimento là davanti, ma con la necessità di far accomodare in panchina uno tra Carriero, Aloi e D'Angelo. Si vedrà. La certezza è una: sempre meglio avere problemi di abbondanza che le scelte ridotte all'osso. Solo così si potrà capire quanto questo Avellino può far bene e, solo dopo, giudicare.