Il destino sa essere davvero crudele. Carmine Parisi se ne è andato la scorsa notte, all'improvviso, a soli 56 anni, senza aver visto suo figlio Fabiano esordire in Serie A. Probabilmente sarebbe stata solo una questione di giorni e il suo Fabiano, golden boy del calcio irpino, gli avrebbe regalato l'ennesima gioia della sua vita da instancabile ed umile lavoratore, oltre che da ex talentuoso calciatore, seppur a livello dilettantistico: una classe cristallina, racconta chi lo ha visto giocare, che nemmeno la polvere dei campi delle categorie inferiori era riuscita a offuscare. Charles, come era stato ribattezzato da amici e conoscenti, quella classe l'ha trasmessa a Fabiano. Ruoli diversi, generazioni diverse, stesso amore per il calcio. Carmine Parisi lo si poteva incontrare, col sole cocente, con la pioggia battente, al caldo asfissiante o nel gelo pungente, sempre lì, sugli spalti del “Partenio-Lombardi”, nel periodo in cui Fabiano ha indossato la maglia dell'Avellino: nella stagione 2018/2019, in Serie D, ed in quella 2019/2020, in Serie C.
Fremeva, Carmine, di manifestare l'orgoglio di essere padre di un figlio che lo faceva emozionare, ma davvero tanto, correndo a più non posso verso quei palcoscenici che pure lui, da ragazzo, aveva sognato di raggiungere, prima di dedicarsi al duro impiego quotidiano e alla famiglia. “Fabiano è forte, e pensa che si sta adattando come terzino. Se gli danno la possibilità di giocare qualche metro più avanti e spingere vedrai che velocità, che tecnica, che piede educato”. Lo conosceva bene il suo Fabiano, Charles. Poche parole, la fotografia anticipata dell'assist per De Vena nella spareggio promozione a Rieti, contro il Lanuesi. Carmine era una persona educata, tempestivo nel salutare quando ti vedeva sugli spalti, rispettoso del lavoro mentre la telecamera era accesa, desideroso di condividere e confrontarsi sul percorso di Fabiano. Sempre in punta di piedi, mai presuntuoso o arrogante. E guai a perdersi una partita. Fuori dagli stadi di tutti Italia, Charles correva a salutare per poi riconguingersi con la mamma e il fratello di Fabiano. Dignitoso nei momenti più e meno lieti.
E sì, perché Carmine ci era rimasto male, e non poco, nel leggere la serie di insulti e invettive indirizzate attraverso i social a Fabiano quando decise di lasciare l'Avellino per giocare in Serie B nell'Empoli. Non si dava pace, da uomo e papà, per come la gente emettesse giudizi e sentenze su suo figlio, innamorato dell'Avellino, per partito preso. Con la memoria corta. Senza sforzarsi di conoscere tutti i dettagli della vicenda e provare un briciolo di empatia verso un ragazzo innamorato dei colori biancoverdi, ma con una fame sana, sanissima, di affermarsi ai massimi livelli. “L'educazione è la prima cosa, Fabiano sa che non deve rispondere e non vuole che parli, anche se stanno offendendo anche me, personalmente. Ha rifiutato offerte per restare con un contratto di addestramento pur di giocare nell'Avellino. Non riesco a credere che nessuno lo ricordi più, sono davvero dispiaciuto. Tutti pensano di sapere tutta la verità. Un abbraccio, ci vediamo al Partenio” mi aveva scritto proprio in quei giorni.
Doveroso fargli le congratulazioni per l'approdo in massima Serie, commossa la risposta: “Fabiano è stato bravissimo. In poco tempo è arrivato dalla Serie D alla Serie B e ha vinto il campionato. Io non ci credo ancora”. Amore puro, compresso in una foto profilo su Facebook da mostrare fiero anche in faccia ai leoni da tastiera. Parole che è giusto che siano condivise, oggi, per chi non ha avuto il piacere di conoscere una persona genuina qual era Carmine Parisi. Genitore esemplare, ad aspettare il suo Fabiano all'uscita degli allenamenti quando non era ancora patentato e non aveva ancora una macchina tutta sua; con la stanchezza impressa negli occhi, ma una felicità troppo, troppo più grande. Chi ti ha conosciuto non ti dimenticherà. Addio Charles, onorato di averti conosciuto.