Braglia, la capatina e la capatona a Montevergine

Fuori onda in conferenza stampa, il tecnico dell'Avellino regala sorrisi e fa una promessa

braglia la capatina e la capatona a montevergine
Avellino.  

Partite ogni tre giorni, tensione, viaggi su viaggi. I playoff sono un contenitore di emozioni e sogni, ma pure di stress e fatica. Indispensabile, perciò, qualche momento di allegria per sdrammatizzare ed alleggerire il carico del dispendio fisico e psicologico. E così, prima dell'inizio della conferenza di questa mattina, ci ha pensato Piero Braglia, con tanto di sorriso sornione, a regalare un momento simpatico, leggero. Per comprenderlo appieno è necessaria una premessa. Prima della partita di ritorno con il Palermo, in gran segreto, ma come ormai tutti sanno, la squadra è salita al Santuario di Montevergine per un momento di preghiera. Dopo il passaggio del turno, questa mattina Braglia è così entrato nella sala stampa “Angelo Scalpati” e, non appena accomodatosi in postazione davanti a microfoni e taccuini in attesa di iniziare a rispondere alle domande dei cronisti, ha scherzosamente benedetto i presenti con un rapido segno della croce. Un po' come mercoledì scorso, quando con un blitz davanti al pullman della squadra, diretto allo stadio “Partenio-Lombardi”, ci aveva pensato padre Giacinto a invocare l'aiuto dall'alto per i biancoverdi. Il calcio tra sacro e profano. Ci sta. Fa parte del gioco. La collega Titti Festa ha colto la palla al balzo: “Se si va avanti anche questa volta, bisogna fare un'altra capatina”. Divertito, Braglia, ha risposto: “Ci dobbiamo fare una capatona, se andiamo avanti. Anzi, andiamo a piedi”. Giù le risate, ma occhio perché ogni promessa è debito...