Questo pomeriggio è stato presentato ufficialmente Ezio Capuano, neo-tecnico dell'Avellino. Prima di cedere la parola all'allenatore, è intervenuto il presidente del club biancoverde, Claudio Mauriello. Inevitabile partire dall'esonero di Ignoffo. Una scelta legittima se inquadrata nell'analisi del rendimento, in primis in termini di risultati nelle ultime cinque partite, ma operata in maniera maldestra e irriguardosa oltre che di cattivo gusto sia livello umano, sia professionale: “Esonerare Ignoffo non è stato bello, ma abbiamo dovuto accelerare i tempi in seguito alle indicazioni del direttore sportivo. Lo ringraziamo per il lavoro svolto. Crediamo che Capuano possa fare bene, anche perché la rosa è ottima e, finora, è stata penalizzata dagli episodi. Inizialmente avevamo pensato di dare a Ignoffo una fiducia a tempo, poi mi sono confrontato con Di Somma e a quel punto mi si è palesato davanti un bivio: sconfessare Di Somma e salutarlo oppure esonerare Ignoffo. La decisione è venuta in fretta e, spesso, quando le cose si fanno troppo in fretta, si può anche sbagliare. Abbiamo sbagliato a esonerare Ignoffo in questo modo. A Capuano chiedo di valorizzare quello che abbiamo.”
Il futuro della società, date le vicissitudini giudiziarie che la proprietà sta affrontando, resta sempre particolarmente incerto, ma Mauriello non fa una piega: “Con la Covisoc non ci sono problemi, abbiamo pagato con anticipo gli stipendi e le tasse con scadenza a ottobre e posso dire che faremo lo stesso a dicembre. A gennaio, in base alle richieste di Capuano e Di Somma, vedremo se e dove intervenire sul mercato e se potremo assecondare le loro richieste. Il club è ancora in vendita, se qualcuno dovesse fare avanti, secondo la stima fatta dai tecnici, lo prenderemo in considerazione.”
Questa mattina incontro in Comune per il “Partenio-Lombardi”: “Ci siamo visti in Comune e credo sia stata una riunione piuttosto costruttiva. Dovremo intervenire sulla struttura, per quanto riguarda l'installazione dei sediolini in Tribuna Montevergine (entro fine febbraio, ndr). Troveremo il modo per intervenire.”
Poi un déjà vu della conferenza dello scorso 30 agosto: “De Cesare? Presto parlerà.” ha dichiarato Mauriello ieri come oggi.
Ma il protagonista di giornata è stato il mister di Pescopagano: “Attendevo una chiamata dall'Avellino dal 1996, sono fiero e orgoglioso di allenarlo come ho sempre desiderato fare. Per una notte sono stato l’allenatore dell’Avellino, il commendatore Sibilia poi ci ripensò e prese Belotti. Tornando alla stretta attualità, la squadra può salvarsi, l'obiettivo è alla portata dell'organico che ho a disposizione, ma vive un momento di difficoltà e deve riacquistare autostima. Mi preme fare i complimenti a Ignoffo. Vorrei aprire un ciclo ad Avellino conquistando la Serie B: sono stanco di cambiare continuamente panchina. Mi ritengo un guerriero in grado di raggiungere questo traguardo. Durante la mia carriera ho rischiato di autodistruggermi perché questo è un mondo dove non bisogna mai dire quello che si pensa. Io, però, sono istintivo e lo pago, ma anche Sarri è arrivato in Serie A a 55 anni. Ho dalla mia parte l'esperienza necessaria per migliorare le cose e non ho paura di nessuno, del Bari, della Ternana o della Reggina. Non sono un debole.”
Parte della tifoseria aveva posto un veto al suo arrivo nella scorsa estate facendo optare per Ignoffo. Anche oggi non è mancata qualche invettiva dai cancelli chiuso per filtrare l'ingresso in sala stampa: “Voglio conquistare questa piazza con il lavoro, il sudore e i risultati sul campo. Le partite potremmo anche perderle, ma andando oltre il limite della fatica. Vorrei chiarire una volta e per tutte il famoso episodio dei salti sulla macchina a Castellammare di Stabia dopo il derby vinto contro l'Avellino: è roba di 12 anni fa, giocammo quella partita a porte chiuse perché trovarono delle bombe nello stadio. La notte prima un ragazzo a cui voglio bene (Castaldo, ndr) stette male. L'Avellino era la squadra più forte del campionato, la battemmo e non mi vergogno di quella situazione. Ho esultato in preda all'euforia e all'affetto dei tifosi, ma non ho mai detto: 'Chi non salta è di Avellino'. Voglio che tiriate fuori il video che comprova se non fosse così. Ora darei due litri di sangue per salvare questa squadra.”
L'esordio sarà di fuoco con tre partite in otto giorni da brividi. Prima della trasferta a Terni e del match casalingo con la Reggina, c'è il Bari al “Partenio-Lombardi”: “Centra poco con questa categoria e in campo ci andrà chi sta bene e mi dà garanzie. Cambieremo modulo in continuazione partendo dal 3-5-2. Alfageme? Per me è un grande giocatore, un bravo tecnico deve essere bravo a motivare i suoi calciatori trovando diverse soluzioni per fare bene. Sentir dire che è un difensore aggiunto per le squadre avversarie mi crea fastidio. Dobbiamo avere più coraggio nell'attaccare l'avversario. Cinelli? Conosce l'ambiente e con me avrà un ruolo importante. Perché sarebbe dovuto andare via?”
In chiusura, Di Somma ha così motivato la scelta di rinunciare a quello che nelle premesse, date le difficoltà economiche del club, veniva presentato dalla stessa dirigenza come uno degli introiti irrinunciabili per le casse societarie: il premio di valorizzazione mediante l'utilizzo contemporaneo, per tutta la gara, di un minimo di tre giovani italiani, anche in alternanza: “Sono state fatte delle scelte iniziali, di far giocare determinati calciatori. Noi abbiamo tre calciatori che giocando, attraverso le presenze, ci permettono di avere delle entrate come fosse un premio di valorizzazione pur non facendo il minutaggio; calciatori come Micovschi e Rossetti.” Resta un dato di fatto: affiancare a queste entrate, presumibilmente garantite dai club di appartenenza, quelle del sopra citato minutaggio non avrebbe potuto che giovare. Ma tant'è, se una risposta vera al quesito non c'è stata. Perché, in fondo, non c'è.
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