Tre deleghe in un anno. E' sempre il tempo delle Mele

Dopo due cambi. L'assessore alla cultura si prepara al terzo salto. Cosa può trarne Avellino?

E la Mele va via? Nemmeno per sogno. Per lei un posto si trova sempre: ecco che si apre la porta dell'assessorato alle politiche sociali che viene abbandonato da Marco Cillo.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio

Ci sono assessori buoni per tutte le stagioni.

Nomi che vengono spostati ovunque. Ma proprio ovunque. Per causa di forza maggiore o più banalmente esigenze di sopravvivenza.

Chi occupa quei seggi non ha possibilità di incidere minimamente sulle dinamiche cittadine. Quando sta per ambientarsi, se ci riesce, ecco che deve già dire arrivederci. Cambiar pelle e si ricomincia.

Nel capoluogo irpino ci pensa Titti Mele a sventolare la bandiera degli assessori di ricambio.

Se la sua non è una biografia da record (negativo) poco ci manca.

Ve lo ricordate?

Era luglio 2015 quando la fluente chioma bionda della Mele lasciava gli uffici della segreteria provinciale Pd e raggiungeva quelli comunali.

Cominciava così l'avventura dell'assessore di scorta per antonomasia.

Il gioco dell'oca parte con l'assessorato alle Pari Opportunità. Dove la Mele, a onor del vero, non farà grandi disastri.

Anzi, si dimostrerà sensibile alla richieste di associazioni e cittadini. Solo che l'assessorato in questione è più inutile del due di briscola.

In gergo, quello alle Pari opportunità è un assessore senza portafoglio, di nome e di fatto.

Intanto il sindaco Foti era alla quarta giunta cambiata in due anni con ventidue assessori saliti sulla giostra.

Finita? Macché.

Bastano sei mesi ed ecco che a gennaio assistiamo a un altro giro di ruota.

La poltrona della cultura viene abbandonata da Ida Pugliese, sei mesi per non convincere nonostante la buona parola del deputato D'Agostino.

Indovinate chi sale su quella sedia?

Esatto, proprio Titti Mele.

Questa volta l'operato della cultura farà discutere e non poco.

Restano irrisolte le grandi incognite della città: su tutte le scatole vuote a partire dall'ex Gil e villa Amendola.

E saltano numerosi eventi: C'entro per il Centro, l'Avellino Teatro Festival, il Presepe Vivente per citare i più recenti.

Senza dimenticare, ma questo non dipende dalla Mele direttamente, lo scandalo che travolge il teatro Gesualdo. E la conseguente mancata riconferma della nuova stagione. Oggi ancora congelata.

Manca inoltre un palinsesto convincente di iniziative per i mesi che verranno.

Poi, dopo un mese e passa di passione, l'amministrazione oggi ha partorito una nuova giunta. L'ennesima.

Come annunciato settimane fa, niente maxi rivoluzione. Solo scambio di favori. Foti ringrazia i suoi salvatori.

Scelta Civica si prende il patrimonio, con l'avvocato Paola Valentino.

E ai dameliani va la delega della pubblica Istruzione e Politiche Giovanili, e proprio cultura che verrà occupata dal professore Bruno Gambardella.

E la Mele va via?

Nemmeno per sogno. Per lei un posto si trova sempre: ecco che si apre la porta dell'assessorato alle politiche sociali che viene abbandonato da Marco Cillo.

Il quale poco fa su Facebook ha ringraziato Foti per l'esperienza offertagli. Evidentemente Cillo ama il masochismo.

E non è l'unico. Accettare un ruolo in giunta oggi è esercizio per cuori audaci. Non c'è uno straccio di progettazione e solidità che permetta di guardare a medio prima che lungo termine.

Il cambio compulsivo di assessorati compiuto dalla Mele è l'emblema di questo stato di cose.

Eppure, nessuno in comune sembra darci troppo peso.