Avellino e lo sfascio Pd: con quale faccia chiederete il voto?

Se a Roma i grillini sono imbarazzati, ad Avellino gli elettori piddi sono nel dramma.

Una sceneggiata lunga anni. E vi diranno: c'è un solo colpevole, Foti. Ma è davvero così. Noi non crediamo. E voi?

Avellino.  

 

 

di Luciano Trapanese

Cosa resta dell'elettorato Pd ad Avellino dopo l'imbarazzante teatrino imposto alla città in questi anni di amministrazione Foti? Quanta residua fiducia pensano di aver azzerato con quella inusitata e interminabile guerriglia interna, condita da dissidenti in cerca d'autore, falangi armate autodefinitesi correnti, perenni emergenti e illustri decaduti alla ricerca di un ultimo spiraglio di potere? E davvero immaginano che nel dopo Foti ci sarà spazio per quanti hanno inscenato questa commedia di provincia che non fa ridere nessuno? Hanno davvero la pretesa di avere ancora spazio e credibilità per ripresentarsi immacolati al giudizio degli elettori?

Domande retoriche. Il Pd irpino è riuscito nella complessa missione di fare terra bruciata. Di annichilire voti e speranze. Di consumarsi nel niente delle misere ambizioni personali. E tutto sempre ed esclusivamente a danno della città e dei suoi abitanti. La politica, quella vera, è finita altrove. Lasciata morire, insieme alla passione di attivisti e simpatizzanti. Schiacciata sotto il peso insopportabile di atteggiamenti senza senso.

Foti ha tante colpe. Qualcuna l'ha ammessa, come l'inesperienza. Altre sono evidenti: una buona dose di presunzione, l'incapacità di gestire politicamente le situazioni, una perenne difficoltà a dialogare con i suoi concittadini. Tutto il resto lo ha fatto il suo partito. Con consiglieri di maggioranza arrivati al ridicolo della “letterina a Renzi”, per raccontare al capo le malefatte del primo cittadino e mettere in risalto il loro amore puro e immacolato al partito e ad Avellino.

Un Pd incapace di indirizzare il sindaco, incapace di spalleggiarlo nelle scelte più difficili, incapace di disegnare una linea, un quadro, una strategia. E incapace anche – se proprio Foti non andava bene – di dare il benservito al sindaco e ricominciare da capo.

Questo balletto senza musica non ha disorientato gli elettori. Li ha schifati. Gli esponenti Pd hanno sprecato tempo ed energie solo nelle lotte all'ultimo sangue per la conquista degli enti. Rimediando – oltretutto – anche sonore batoste, come alla Provincia o all'Asi. O vittorie di Pirro, come per l'Alto Calore (Mastella ha già buttato a mare la fusione con la Gesesa).

Ora Foti potrebbe arrivare a fine mandato o alzare subito bandiera bianca. Comunque sia prima o poi gli stessi personaggi che hanno dato vita a questa sceneggiata avellinese riproporranno la loro candidatura. La domanda è: con quale faccia?

E anche: come farà il Pd a indossare panni da verginella e suggerire soluzioni ai problemi che anche e soprattutto per loro responsabilità continuano a massacrare il futuro e le speranze di Avellino?

Daranno tutta la colpa a Foti. Naturale. La colpa di questa pessima amministrazione è solo del sindaco. Loro, i duri e puri, non avrebbero mai fatto quegli errori. Loro, i politici senza macchia e senza paura, avrebbero fatto questo, quello e anche altro.

E immagineranno di essere anche credibili.

Il Pd avrebbe bisogno di un repulisti totale. Una ripartenza da zero. E una consiliatura dai banchi dell'opposizione. Con umiltà e coraggio.

Ma non accadrà. Lo sappiamo tutti. E anche il prossimo sindaco rischia di essere ostaggio di appetiti disparati. Proprio come oggi.