(ch.ma.) - In questi giorni di dibattito intorno alle dimissioni annunciate dal Capo dello Stato, le agenzie di informazione e stampa stanno sondando le opinioni dei leader democristiani irpini, che nel tempo hanno contribuito alle sorti delle elezioni in passato. E’ il caso di Ciriaco De Mita, che all’Adnkronos ha riferito di assistere “con un certo distacco” alle manovre di approccio a quella che sarà la elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Negli anni ‘80 e ‘90, De Mita ha avuto parte nelle varie partite sul Quirinale da premier e da leader democristiano. A lui le cronache attribuiscono la elezione di Francesco Cossiga alla massima magistratura nazionale, per esempio. Ma De Mita si chiama fuori da quel totonomine che abitualmente precede la corsa ufficiale questa volta particolarmente irrituale. Tante le differenze con la tradizione consolidata.
C’è un Presidente che ha annunciato dimissioni non ancora calendarizzate, peraltro al suo secondo mandato imposto dalle divisioni tra i grandi elettori, ma soprattutto c’è un metodo individuato per la selezione delle candidature estraneo al protocollo non scritto. Non ci sono consultazioni estese a tutto l’arco costituzionale, come si diceva una volta, ma contatti più o meno extraparlamentari, tra leader di settori specifici della politica italiana. Al cronista che lo interrogava sulla sua esperienza da segretario nei giorni di storiche trattative politiche, De Mita ha risposto:?«Guardo tutto con distacco».
Lanciato da?Gianfranco Rotondi come una importante opzione sul tavolo del premier Matteo Renzi, Gerardo Bianco ha invece espresso un proprio auspicio:?«Il mio augurio è che il nuovo capo dello Stato venga eletto subito, non bisogna andare oltre la quarta votazione». Missione possibile, ha spiegato l’ex segretario Ppi:?«Tutto sta nel preparare bene le cose e spetta ai gruppi politici farlo al meglio, basta che si ispirano alla Costituzione e la seguono alla lettera...». Per Bianco il nuovo inquilino del Quirinale dovrà recare «il timbro del politico» perché «un capo dello Stato non politico è un problema, non avrebbe quella sensibilità che serve per governare il nostro Paese».
Un tecnico con queste caratteristiche, un nuovo Carlo Azeglio Ciampi «tecnico dotato di grande spessore politico», sarebbe auspicabile. Non chiude la porta a Romano Prodi, ma non chiude la porta all’ex segretario Pd:?«Vedo bene pure Veltroni, che ha una dimensione umanistica, un’altra qualità importante per la figura del capo dello Stato».