Carrozzoni e stipendi d'oro, la politica ridotta a mercatino

Battaglia campale per due enti sull'orlo del fallimento. Dopo l'Alto Calore, l'Asi.

Basso: «Serviva un manager e invece un politico sostituisce un politico». I partiti si sono scontrati per enti che non garantiscono più né potere, né clientele. E ora si apre l'altra battaglia: quella per la successione a Foti...

Avellino.  

 

di Luciano Trapanese

Abbiamo scritto che l'Asi è un carrozzone inutile e pieno di debiti. Un poltronificio, un ricovero per politici in disarmo e un terreno di battaglia per quel che resta dei partiti. E niente altro.

Ci aspettavamo qualche reazione. Qualche politico che dicesse «non è così». Che magari elencasse tutto quello che il consorzio per le aree industriali ha fatto per l'Irpinia. E invece, silenzio. A dire il vero, un imbarazzante silenzio.

Chi ha parlato dell'Asi, dopo la pantomima che ha consegnato a Vincenzo Sirignano la presidenza dell'ente, non ha fatto altro che confermare quanto di peggio abbiamo scritto e pensato del consorzio.

La critica più feroce e credibile arriva dal presidente di Confindustria Avellino, Sabino Basso. Il rappresentante di quanti con l'Asi dovrebbero dialogare ogni giorno.

In una intervista rilasciata a “Il Mattino”, ha dichiarato: «Di quale sviluppo stiamo parlando? Di quello delle poltrone? Quello non è sviluppo industriale. La verità è che oggi le Asi rappresentano il luogo dove mettere a posto qualche esponente politico. E i numeri dei bilanci dell'Asi di Avellino mi danno ragione, ora che è tutto fermo e sono chiusi i rubinetti dei trasferimenti regionali e nazionali». «Auspicavamo – ha aggiunto Basso – un manager esterno alla politica. Questo puntualmente non è avvenuto. A un politico è subentrato un politico. Sono molto scettico».

Una stroncatura. Che porta con sé una denuncia e una amara riflessione. I partiti hanno completamente disattivato la loro funzione originaria. E' rimasta in piedi – e ormai da tanto - solo la spartizione del potere e delle poltrone. Che, e questo rende il tutto paradossale, poi potere più non è. Ma cosa può significare assumere il comando di un ente, come l'Asi, che ha completamente tradito la sua mission (aiutare le imprese), ed è ricoperto di debiti? Un tempo – quello dello spreco selvaggio -, si gestivano soldi, posti di lavoro e quindi clientele. Oggi proprio no. Di concreto c'è solo la corsa agli stipendi, naturalmente d'oro. E stop. Proprio come per l'Alto Calore. I partiti si sono dissanguati in una battaglia feroce. E solo per gestire un altro ente ricoperto di debiti.

Di tutto quello che realmente serve per far crescere questa provincia non c'è traccia. Abbiamo letto e sentito le dichiarazioni di tutti quelli che hanno partecipato alla battaglia campale per la conquista dei due enti. Niente. Si può riassumere tutto in un «io ho vinto e tu hai perso». Una partita a pallone tra bambini nel cortile sotto casa. Nel frattempo la voragine che divide questa politica da cittadini, imprese, associazioni, diventa sempre più profonda. Un abisso. Ma sembra che a nessuno interessi.

Dopo Alto Calore e Asi si aprirà il dibattito sull'amministrazione comunale. O meglio sull'eventuale successione a Foti. Ne siamo certi: si svolgerà nelle stesse stanze, con gli stessi attori e con un analogo esito: una parte vince e propone il nome, naturalmente a prescindere da quello che serve ad Avellino. E le polemiche saranno sul nome, su chi ha vinto e bla bla bla. Quello che sconcerta è l'incapacità di chi ricopre incarichi nei partiti a guardare oltre il proprio piccolo e insignificante interesse personale. Nessuno che apra le finestre per osservare un mondo che vira altrove. E che senta sulla propria pelle non il disinteresse – magari! -, ma la repulsione che certe inutili liturgie suscitano tra chi osserva dall'esterno questo teatro dell'assurdo.

Una deriva che va avanti da anni. Ma alla quale nessuno riesce a porre argini. Una autoreferenzialità che viene peraltro garantita anche da alcuni organi di informazione, che seguono con appassionato interesse le guerre intestine tra i partiti, come fossero davvero il punto nodale per dare una svolta a questa provincia. Un incartamento generale. Eppure basterebbe avere il coraggio di uscire da certe logiche, anche per i media. E piuttosto che riferire i dettagli che hanno portato alla vittoria dei demitiani sulle macerie del Pd per la “conquista” dell'Asi, sarebbe mille volte più utile soffermarsi sulla drammatica inutilità di un ente che oltre a non produrre nulla accumula soltanto debiti.