L’addio a Di Nunno, gran folla al Duomo

Tributo d’affetto e d’amore della città al sindaco (‘95-2003) scomparso sabato

Avellino.  

Il giorno dell'ultimo saluto di Avellino ad Antonio Di Nunno comincia alle 14.30 quando il feretro esce dalla casa della sorella al corso Europa accompagnato da centinaia di persone. Con il gonfalone della città di Avellino, guidano il corteo la sorella, il sindaco Foti, tanti assessori e consiglieri comunali, I'onorevole Valentina Paris, Rosetta d'Amelio. A portare la bara in spalla anche Antonio Gengaro, distrutto, per lui Di Nunno era come un padre. Ad attenderlo, mezz’ora più tardi al Duomo, le istituzioni, le autorità civili ma soprattutto la sua gente, ognuno con un ricordo, con un’esperienza personale vissuta. E poi c'è il mondo della politica, l'omaggio di Ciriaco De Mita con cui pure non sono mancati negli anni duri contrasti nell'agone politico di questa provincia. “Fui io ad indicarlo come sindaco, poi ci si divise quando, rispetto all’indicazione data che la scelta della giunta l'avrebbe fatta il sindaco, lui subì la pressione dei comunisti che pretesero la presenza di una rappresentanza di partito in giunta; quello fu il momento della distinzione più che della divisione. Però vorrei anche ricordare che fui sempre io a ricandidarlo dopo il primo quinquennio perché i comunisti intanto avevano rotto l’alleanza alla Provincia e al Comune e io realizzai l’accordo al Comune sul suo nome. C’era una sua volontà di reincontrarci per una chiacchierata – confessa ancora De Mita -  io non è che non l’avessi raccolta, l’avevo sentita pensando che poi si fosse realizzata ma tutto potevo immaginare fuorché che il colloquio sarebbe avvenuto tra lui che ora è nell'aldilà e io che sono qui a ricordarlo come una persona perbene”. In piazza Duomo il silenzio, rotto da un lungo applauso e il feretro con un gagliardetto della Scandone e una sciarpa dell'Avellino entra nel Duomo. La chiesa è stracolma, nella sua omelia il vescovo vicario di Avellino don Sergio Melillo ricorda Di Nunno come un uomo che ha amato teneramente questo territorio, che conosceva ogni angolo di questa città, esaltando la grande passione che aveva per la comunicazione, quella vera, lontana dagli eccessi di oggi. Al termine della funzione religiosa i ricordi, con la voce rotta dalle lacrime, di Antonello Perillo, caporedattore della sede Rai di Napoli (‘sarebbe bello che qui ad Avellino i suoi colleghi ogni anno gli dedicassero un premio o una giornata di studi, sarebbe il modo migliore per tenerlo idealmente vivo tra di noi...”) e quello di Antonio Gengaro (“...lo immagino sugli spalti del Piazza D'Armi del paradiso a godersi una partita delle vecchie glorie dell'Avellino”). Commosso il saluto pronunciato dal suo successore e amico, Paolo Foti. Resta il tempo di un ultimo saluto fugace all'uscita e la consapevolezza che per tanti, forse per tutti, se n’è andato il sindaco di Avellino per eccellenza.