Asi, se non cambia il metodo

Il Commento. Equilibri politici, poltrone e competenza negli enti di servizio

Avellino.  

Sulla questione Asi sarebbe il caso di far calare definitivamente il sipario (e il silenzio) e provare a voltare pagina. Il punto non è, non può essere, ancora una volta il cavillo giuridico, il numero di residenti, per restare al caso dell’ente di via Capozzi, dei comuni interessati. Non basta, non serve più trovare l’appiglio giusto per salvare la poltrona e tirare avanti ancora un po’. Qui si tratta di cambiare marcia e metodo, provare a ripensare al ruolo che l’Asi potrebbe avere nella partita sullo sviluppo che si sta giocando in provincia. Chissà, magari nel Cda più che di sindaci, amministratori e consiglieri inaffondabili, ci sarebbe bisogno di qualche tecnico o imprenditore illuminato con uno straccio di idea su questa terra. Ieri, al Carcere Borbonico, si è discusso delle priorità per il rilancio dell’Irpinia. Qualche idea, al di là del solito elenco di opere incompiute, è emersa, ma se non siamo all’anno zero, poco ci manca. Eppure la nuova programmazione comunitaria è alle porte, anche se in pochi sembrano essersene accorti. Si blatera e pontifica, limitandosi a scaricare colpe e responsabilità sul nemico politico di turno. Sul tavolo, di nuovo (o quasi) c’è solo il progetto di area pilota che sta nascendo in Alta Irpinia. Poco, pochissimo, soprattutto se si pensa che, come nella migliore tradizione della nostra politica, si è partiti decisamente male, con i soliti metodi. Prima gli assetti, gli equilibri politici, le assegnazioni di ruoli e competenze, poi, magari, se proprio necessario, le idee ed i progetti per provare a riaccendere i motori della nostra economia. 

Marco Grasso