Le Comunità montane, gli operai e i politici che stanno solo a guardare

Con 1200 dipendenti, ben pagati, il territorio dovrebbe essere vigilato e tutelato

le comunita montane gli operai e i politici che stanno solo a guardare

Di idraulico-forestale hanno solo la capacità di trovare funghi e legna per i propri camini

Avellino.  

La notizia che 200 operai idraulico-forestali, dipendenti della Comunità Montana dell’Ufita, aspettano gli arretrati, ha fatto passare nella mia mente gli anni durante i quali, da Presidente della C.M. Partenio, gestivo ben 187 operai e mi interessavo della loro condizione economica e lavorativa. Una notizia che fa pensare alla qualità degli amministratori e al serietà dei sindacalisti. Prima della istituzione delle C.M., venivano gestiti dalla Forestale. Nel 1974, da componete dell’Assemblea della C.M Partenio e come consigliere del Comune di Rotondi, mi resi conto che non  facevano niente. Raccoglievano legna per le loro case, funghi e castagne. Sollevai il problema, provocando la reazione del Capo della Forestale Provinciale. Riuscii a far trasferire gli idraulico-forestali alla dipendenza delle C.M.. Purtroppo, le cose non cambiarono. A gennaio 1982, fui nominato Presidente della Partenio. Dopo 10 giorni, convocai i 187 operai e feci loro questo discorso: Cari dipendenti,  se io sarò un cattivo Presidente vi danneggerò, se voi non fate il vostro dovere mi danneggerete. Vi avviso, non mi farò danneggiare. Voi siete fortunati, avete il lavoro in casa e ben remunerato, a differenza dei nostri emigranti, costretti ad andare all’estero, lontani dalle famiglie. In montagna, respirate aria pulita, raccogliete funghi, castagne e legna per i vostri camini. Vi prometto la puntualità dei pagamenti degli stipendi, ma sappiate che sarò severo con chi non farà il suo dovere.

Verrò sui cantieri, senza avvisarvi, non fatevi trovare in ozio. Preciso che non percepivo indennità. Dopo una ventina di giorni, con la mia auto, andai su un cantiere, per controllare. Trovai un operaio che fumava, seduto in auto e con la radio accesa. Avvertito il mio arrivo, uscì dall’auto e salutò: Presidè, buongiorno. Risposi: Vai a casa. Venti giorni di sospensione. Trattai male i sindacalisti, che reagirono. Il caso fece scalpore. Da quel giorno, gli amministratori dei comuni e le persone manifestavano apprezzamenti. Tra i compiti delle C.M, c‘era la formulazione del Piano di Sviluppo del territorio e il rapporto con i Comuni non montani. Il Piano di sviluppo della C.M. Partenio, da me predisposto, non fu ripreso dai miei successori. Nelle 6 Comunità Irpine, c’erano più di 1.200 operai idraulico forestali. La parola idraulico fa capire che bisognava interessarsi anche di controllare i valloni, i canali e i probabili flussi di acqua provocati dagli acquazzoni.  Con un esercito di lavoratori, ben pagati, l’Irpinia doveva trarne un vantaggio immenso. Invece, niente. Negli anni, posso dirlo, solo intrallazzi e improvvisazione. Fui nominato componente del Consiglio Nazionale UNCEM. Furtroppo, tranne il tentativo del Presidente della C.M di Montella, gli esempi non vennero seguiti e il rapporto negativo tra amministratori e operai forestali continuò. Quando si sono verificati le frane e le inondazioni, ho sentito solo frasi fatte,  di circostanza. Nessunpolitico e nessun sindacalista ha cercato le cause dei fenomeni. Come ho scritto  in “Parla la natura”, la colpa è di chi doveva controllare e agire.  Una domanda è d’obbligo: I sindacalisti irpini come si sono comportati? Come mai i politici, come le stelle, stanno solo a guardare?