I cento uomini di acciaio o gli eroi sociali che mancano

Radiografia dell'involuzione programmatica e della partecipazione alla vita democratica

i cento uomini di acciaio o gli eroi sociali che mancano
Avellino.  

Ho nostalgia delle discussioni e delle polemiche,che facevo tanti anni fa con amici, che militavano in altri Partiti. Ognuno conosceva i valori su cui si basava il proprio Partito e quelli difesi dai suoi interlocutori. Le sezioni dei partiti erano scuole, dalle quali si usciva con la qualifica di militante. I confronti riguardavano tutti gli aspetti della vita sociale e della politica.

In politica estera, c’erano filoamericani, filorussi e autonomi rispetto alle due potenze. L’invasione del Vietnam alimentava accesi dibattiti. Uno degli argomenti più determinanti per evidenziare le differenze tra i Partiti era il rapporto tra Stato ed Economia. I liberali erano contrari allo Stato imprenditore, i comunisti erano per lo statalismo, i socialisti per la partecipazione dello Stato nella proprietà di imprese di importanza nazionale, mentre i democristiani cercavano di conciliare i vari aspetti.

Altri temi erano il problema del Mezzogiorno, il rapporto padroni-lavoratori, la scuola e i vari diritti civili. Le polemiche tra i politici riguardavano scelte programmatiche. C’era qualche eccezione dovuta all’abitudine dei comunisti a criticare comportamenti personali o difetti fisici (l’ubriacone Saragat, il nano Fanfani, il cinghialone Craxi, ecc).

I Partiti italiani, socialisti, democristiani, liberali e verdi, avevano omologhi europei. Il PCI, alla caduta del muro di Berlino, restò senza riferimenti. Craxi fece accettare la sua adesione alla SPD. Le parole destra e sinistra erano occasionali. Con la seconda Repubblica, anche per ragioni geopolitiche, iniziò lo svuotamento dei valori politici e l’indebolimento del’impegno programmatico. Iniziò l’utilizzo di nomi per indicare un Partito, come Berlusconi, Bossi e Berlinguer (i nomi iniziano con la B, come Benito). Adesso, quando ascoltiamo i dibattiti televisivi, si ha l’impressione che esista un solo partito diviso geometricamente in destra e sinistra.

Se una persone si vuole differenziare da quelli che risiedono nella stessa area, utilizza argomenti particolari , come salario minimo, bonus o RdC. Nessun riferimento ai temi generali e in politica estera si eseguono gli ordini dei potenti. Obama fece diventare lo Stato americano (liberale) azionista della Chrysler, lo Stato francese è azionista della Renault e di Stellantis e moltissimi altri Stati hanno partecipazioni in Imprese.

L’Italia della seconda Repubblica ha privatizzato quasi tutto. Come sono lontani argomenti come la Nazionalizzazione dell’energia elettrica, lo Statuto dei lavoratori e l’istituzione di servizi, come Poste e Banche, anche nei piccoli comuni. Sullo scenario internazionale, senza una chiara collocazione, siamo una comparsa, che brancola e chiede di essere presa in considerazione.

Intanto, molti politici coltivano rapporti affaristici con Stati esteri, a scapito dell’economia nazionale. L’informazione nazionale, strumento dei poteri economici, non alimenta confronti culturali. Abbiamo il rapporto Debito/Pil che aumenta; la Sanità pubblica che, dal 2019 al 2020, ha perso 800.000 ricoveri a favore di quella privata; una scuola che non produce formazione adeguata alla richiesta del mondo del lavoro; le diseguaglianze reddituali tra i lavoratori-dipendenti aumentano in modo scandaloso; la società è diventata un campo di battaglia; si chiudono tratti ferroviari ,come la Benevento-Napoli via Valle Caudina, facendo aumentare il caos e i morti sulle strade.

Ci vuole una rivoluzione culturale. A tal fine, ci vogliono eroi sociali.