Voglia di centro, De Mita lancia la "Rete dei popolari"

Nasce on line il progetto che prova a ricomporre l'area politica ispirata al popolarismo

voglia di centro de mita lancia la rete dei popolari

Confronto aperto con Mauro, Romano, Dellai, Zamagni, Follini e Bonanni per costruire un Nuovo Soggetto Politico unitario

Avellino.  

C’è una gran voglia di centro sotto il cielo della politica. Si stanno progressivamente imponendo schemi nuovi e arrivano segnali di fermento da un campo che era stato lasciato in abbandono. Oggi è partito il progetto per riunire i Popolari d’Italia sotto un unico tetto e, ancora una volta, l’Irpinia fa la sua parte in questo tentativo di mettere in rete gli orfani della Dc da un lato, e quelli che non si riconoscono nella prospettiva bipolare dall’altro. L’iniziativa si è svolta su un canale you tube con tre ore di confronto aperto a interventi da tutta Italia, con sindaci, consiglieri regionali e comunali, e associazioni politiche e di categoria dei territori.

A spiegare le ragioni della nascita di questo progetto è Giuseppe De Mita che ha aperto i lavori. Secondo l’ex vice governatore della Campania “esiste un’attualità dei Popolari che si impone, visto il fiorire di iniziative elettorali e culturali, molte di queste fatte da giovani”. E sempre De Mita illustra il percorso ponendo una premessa: “Andare nei grandi partiti non serve, si rischia di diventare irrilevanti. Siamo quindi, chiamati a portare avanti questa gestazione con grande umiltà e definire un metodo per arrivare all’obiettivo. Non basta definirsi Popolari per avere una sensibilità comune. Non basterà un regolamento federativo. Prima bisogna costruire ponti e relazioni, poi guarderemo alla dimensione organizzativa" Una cosa è certa, secondo De Mita: "Non siamo i soli e non siamo soli. Chi si sente un popolare, oggi, ha voglia di novità, ha delle radici solide ma lo sguardo volto verso il domani"

“Umiltà” è anche la parola che usa Mario Mauro, ex ministro della Difesa, tra i protagonisti del nuovo progetto insieme a Giosy Romano (Fare Democratico), Lorenzo Dallai (Scelta Civica), l’economista Stefano Zamagni, Marco Follini (ex segretario dell’Udc), Raffaele Bonanni (ex segretario generale Cisl) e molti altri. “Il popolarismo è ancora oggi presente e rappresenta una grande opportunità – ha osservato Mauro – Per concretizzarla dobbiamo ritrovare un percorso comune, fatto di umiltà e perseveranza e dar vita a collegamenti. Vogliamo essere garanti del futuro per le nuove generazioni, non padroni di questo processo”.

Dunque nessuna pretesa nostalgica, ma riproporre la cultura del popolarismo e attualizzarla.“Se, in questi anni, si è dispersa non è colpa dei sistemi elettorali ma per incapacità e pigrizia dei suoi interpreti, per aver perso il collegamento con i suoi mondi vitali» ha osservato Dellai facendo una sana autocritica. Romano ha usato l’immagine del “gigante sdraiato circondato da lillipuziani” riferendosi al pensiero popolare.  “Dobbiamo liberarlo e far sì che quella dotazione valoriale aiuti il Paese ad affrontare questo tempo. Soprattutto in vista della programmazione dei fondi del Recovery Plan”.

Se da un lato i Popolari possono contare sul fatto che si sta esaurendo la spinta populista che aveva condotto il Movimento Cinque Stelle al Governo nel 2018, dall’altro bisogna fare i conti proprio con quei grillini che oggi si affidano all’ex premier Conte, tentando di giocare un ruolo e dare un connotato centrista al Movimento. Lo stesso Partito Democratico, insistendo con l’alleanza organica con i Cinque Stelle, prova a intercettare la vasta platea di moderati senza casa, accorciando gli spazi politici disponibili.

«La riconversione dei 5 Stelle ci dice che questo partito resterà, per molto tempo, nei paraggi – ha osservato Follini - La partita di Enrico Letta, alla guida del Pd, si giocherà proprio qui, tra avere il coraggio di bastonare il cane che affoga o l’essere fagocitato dal M5S. Una forza politica si muove su due coordinate, quelle dell’identità e della convivenza. Il Pd ha difficoltà su ambo i lati, noi, invece, abbiamo un’idea chiara di quel che siamo. Dobbiamo solo uscire dal particolarismo. Dobbiamo aprire una pagina nuova».

Zamagni si dice fiducioso di questa operazione: “L’area di centro è fondamentale per ogni democrazia liberale. Oggi quell’area è saccheggiata da persone che si dicono centriste ma che hanno ben altre prospettive».

In definitiva, come ha dicharato Bonanni, è dunque questo il momento propizio “per riunificare il nostro infinito arcipelago. Ma la condizione è quella di essere realmente alternativi all’attuale realtà politica, dall’economia al welfare passando per come si vivono le Istituzioni. Dobbiamo combattere a viso aperto contro il populismo  e valorizzare i giovani. Serve un documento di pensiero snello e chiaro, serve un processo che riunifichi tutti i popolari in una sola casa».