Il potere del pubblico, la guerra delle nomine

L'opposizione annuncia battaglia sui nomi delle partecipate, pronto il ricorso contro Spagnuolo

Il prossimo nome sarà quello del Consorzio Universitario. Sullo sfondo restano società carrozzone, inefficienti e sprecone il cui ruolo è ormai solo politico.

Avellino.  

Il sindaco Gianluca Festa ha inaugurato la stagione delle nomine ed è cominciata la guerra. Lo aveva annunciato appena eletto “Qui si cambia tutto” e sembra intenzionato a farlo, come altri prima di lui. Eic, Acs, Cirpu e Pdz: se c’è una cosa certa dopo una campagna elettorale vinta è il grande gioco di poltrone al vertice delle partecipate. La mappa del capitalismo municipale non è più tanto fitta come un tempo, ma resta abbastanza ciccia per scatenare la ressa, fuori e dentro l’aula consiliare. Ancor più se il sindaco si è candidato contro il suo stesso partito, in questo caso il Pd. Mettere a posto la scacchiera dei nomi è un tantino più complesso, ma la regola delle “quote” vale sempre. Se poi ci sono elezioni regionali alle porte il sistema prevede che quelle nomine siano funzionali all’obiettivo.

L’opposizione, va sans dire, annuncia battaglia: sul nome di Paolo Spagnuolo all’Acs sembra sia già pronto il ricorso legale. Si valuta l’opportunità di impugnare giuridicamente la nomina fiduciaria di Festa all’ex sindaco di Atripalda, considerato vicino ai decariani del Pd. Sul Piano di Zona anche la nomina di D’Elia a direttore dell’azienda consortile per i servizi sociali viene bollata come “superannunciata” così come scontata è apparsa l’indicazione di Vittorio D’Alessio (per la sua vicinanza all’ex parlamentare D’Agostino) nel consiglio dell’Ente idrico campano.

Nell’elenco delle partecipate c’è da spuntare adesso anche il Consorzio Irpino per la promozione della Ricerca e degli Studi Universitari: prima lo statuto poi le nomine. La relazione del sindaco arriverà in aula il prossimo 18 dicembre e sarà l’occasione per la minoranza di tirare fuori le unghie prima che si arrivi alla nomina più discussa, quella al vertice dell’Alto Calore (di cui il comune di Avellino è uno dei maggiori soci) che però arriverà con ogni probabilità dopo le feste, non appena si saranno chiarite le dinamiche e le candidature per le elezioni regionali del 2020.

Come ogni volta staremo qui a fare le pulci al nominato di turno, chi è, se è incompatibile, a chi appartiene, di quale partito, corrente, sottocorrente o condominio è espressione, di quali interessi è portatore.

Poco importa se le società partecipate avellinesi siano in larga misura  aziende poco o nulla efficienti, non in grado di assicurare agli utenti un servizio efficace ed economico. In queste società si annidano piccoli e mediocri campanilismi, poca managerialità, rendite di posizione, spreco di risorse umane e finanziarie disperse tra il moltiplicarsi di  consigli di Amministrazione, collegi sindacali e dirigenti di nomina politica. Le ridotte dimensioni delle società cronicamente sottocapitalizzate, operanti in ambiti ristretti, non consentono economie di scala, né innovazione . Un sistema atomizzato, costoso e spesso inefficiente sul quale il vincitore di turno mette sistematicamente le mani drenando quanti più consensi è possibile.  Le assunzioni di personale sono avvenute negli anni tramite agenzie interinali, il che ha permesso sempre ampia discrezionalità da parte degli amministratori che sono soci unici: decidono tutto e si accollano le frequenti perdite di gestione attraverso ritocchi alle tariffe che ricadono inevitabilmente sui cittadini. Insomma l’ estrema debolezza sul piano locale delle strutture di rappresentanza democratica ha accresciuto fortemente il ruolo “ politico” delle aziende pubbliche che di fatto sono considerate bacini elettorali,  organizzatrici di consenso, non da oggi, ma da sempre.

Quando Festa dice” qui si cambia tutto” ci si aspetta che cambi il metodo, che è sostanza. Invece alla fine cambiano solo i nomi. Quello che manca oggi al sindaco Festa è una “visione” generale, un disegno industriale delle partecipate del comune di Avellino. Nessuno mette in dubbio la competenza delle persone scelte a guidare le società cittadine, ma sarebbe auspicabile indicare alla città anche una direzione, un traguardo.