Due ex governatori, due leader di forze contrapposte. Roberto Maroni e Antonio Bassolino, espressione di due mondi politici e amministrativi molto diversi. Sono stati invitati a Summonte, in provincia di Avellino, dal sindaco Pasquale Giuditta, a discutere di autonomia differenziata insieme al direttore Svimez Luca Bianchi.L'occasione è stata offerta dall'ultimo libro di Maroni.
Sintetizzando brutalmente: da una parte il Nord produttivo concreto intessuto di spirito “ambrosiano” e dall'altra il sud più lento, che disperde risorse e tempo nel suo ordinario “rito romano” quello della burocrazia e delle gerarchie.
Eppure questi due mondi possono trovare un terreno comune, non sono poi così distanti come vogliono farci credere. Perché a ben guardare ci sono piccole aree di nord in pieno sud e sacche di sud in piena Padania. E allora il messaggio è: smettiamola di vedere l'Italia divisa in due. L'autonomia differenziata. Il progetto di trasferimento di nuove competenze (e soldi) alle regioni già ricche del nord (Veneto, Lombardia ed Emilia) ha finito per rappresentare l'ulteriore e definitivo terreno di scontro tra nord e sud.
“Ma una opposizione tout court, spesso ideologica, stracciona, non serve – spiega l'ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino – Chi governa e amministra deve tenere i partiti lontano. Una cosa sono le istituzioni, un'altra i partiti. Sul terreno istituzionale si può e si deve sempre dialogare perché l'obiettivo è fornire servizi e opportunità di sviluppo”.
Bassolino dunque è fiducioso. Il cambiamento prodotto negli ultimi giorni potrebbe portare a nuve forme di dialogo: «E’ cambiato tutto e questo è il bello della politica. Si pensa sempre che il cambiamento fatichi a mettere radici ma, in sole poche settimane, la situazione si è completamente stravolta. Questo Governo è cambiato a causa degli errori commessi da chi lo ha preceduto”.
Da grande appassionato di trekking in montagna Bassolino avverte: “Se in montagna si sale troppo in fretta senza preparazione e senza ossigeno, si arriva in cima ma la testa gira e si rischia di cadere giù. È successo adesso (con Salvini) ed è accudto due anni fa (Con Renzi). Mi auguro che, con questo nuovo quadro nazionale, ci possa essere più confronto”.
Secondo Maroni è possibile trovare una sintesi. Ed è sicuro che a farlo sarà proprio questo nuovo Governo a trazione sud. Il Conte Bis riuscirà laddove Salvini e Di Maio non sono riusciti.
Mi aspetto che questo Governo faccia passi in avanti, che vinca le resistenze che gli hanno impedito di realizzare l’Autonomia Differenziata. Conosco il nuovo Ministro delle Autonomie Regionali, Francesco Boccia, e mi auguro che ascolti le ragioni di tutti. L’Autonomia Differenziata non è un qualcosa contro le Regioni del Sud Italia – dichiara Maroni - A riprova del fatto che non si tratta di un nostro pallino (della Lega) voglio ricordare che si tratta di un provvedimento che ha trovato d’accordo anche il Partito Democratico. La prima firma sull'accordo è stata posta dal Governo Gentiloni. C'eravamo io Stefano Bonacini e Luca Zaia. Poi sono arrivate le tensioni dle contratto giallo verde. Bastava veramente poco. Ora mi auguro che si vorrà portare a compimento il progetto. E ripeto: a beneficiarne saranno anche le regioni del Sud».
Su quest'ultimo punto c'è da dubitare. Senza un'adeguato fondo di perequazione e senza la definizione dei LEP (livelli essenziali di prestazioni) che devono essere uguali per tutte le regioni, il risultato dell'autonomia sarà sempre a discapito del sud. A chiarirlo ci ha pensato il direttore Svimez, Luca Bianchi. Il rapporto presentato dalla società che da anni fotografa il meridione in tutti i suoi aspetti (macro e micro) economici e sociali, anche queto 2019 ci ha detto che il mezzogiorno non ce la fa. Non ce la fa a ripartire nonostante le tante eccellenze. Non ce la fa a tenere il passo del Nord e dell'Europa perché non ha gli strumenti, le infrastrutture necessarie.
«Al momento è necessario ricomporre un patto per il Paese in cui si ricompongono gli interessi tra sud e nord. La chiave degli investimenti può unificare settentrione e meridione. Chiediamo a questo Governo un’accelerazione della spesa per gli investimenti, un’attenzione verso il Mezzogiorno per le grandi infrastrutture come il completamento dell’Alta Velocità e la riqualifica dei servizi sociali».
Sulla disfatta della Lega e del suo leader Matteo Salvini, Maroni si mostra indulgente:
“La forzatura di Matteo ci stava, alla luce della crisi del Governo Conte. Avrebbe, però, dovuto valutare meglio le possibili conseguenze. Lui ha ascoltato tutti gli ambienti romani, si è fidato delle rassicurazioni che aveva avuto in merito all’impossibilità di un accordo tra Pd e M5S. Ma, evidentemente, non doveva fidarsi. Salvini non è finito - sottolinea Maroni - spiace vederlo fuori dal Governo. Le Regionali in Umbria ed Emilia sono dietro l’angolo e lì potrà succedere di tutto. Potrebbe prendersi una rivincita».
E sulle regionali in Campania il ragionamento non può prescindere dai possibili alleati di Forza Italia, anche se la Lega è cresciuta molto nella nostra regione.
“Nemmeno la Democrazia Cristiana è riuscita a crescere così in fretta – aggiunge Maroni – ma spesso si tratta di consneso effimero che poi si disperde. Con Forza Italia possiamo costruire una alleanza capace di riprendersi il governo del Paese, ma dentro Forza Italia si deve compiere un passaggio generazionale, così come abbiamo fatto noi. Se Silvio Berlusconi, invece, dovesse resistere continuerebbe ad esistere una divisione che farebbe bene solo ai nostri avversari»