Quei passi indietro che tutti chiedono alle monadi del Pd

L'abc della politica e le grandi aspettative per una città che non si rassegna al capolinea

Avellino.  

Come quello dell’inverno russo che sterminò i soldati italiani e tedeschi, il generale calato dall’alto, puntuale come la stupidità nella storia, è arrivato. Avellino, tutti gli stenti di una città umiliata più e più volte, saccheggiata nelle idee, fiaccata nelle volontà, rischia la disfatta definitiva, quella da cui non saprà o non potrà più rialzarsi.

Qualcuno dovrebbe spiegare a via Tagliamento che Avellino, nonostante loro, sarà al centro di un fermento politico che rappresenterà, per tutta la regione, il primo laboratorio di un ricostruito centrosinistra.

Lo ha detto, evidentemente non capito, il neo segretario regionale del Pd Leo Annunziata nel corso della conferenza di insediamento e lo ha confermato al nostro Claudio Mazzone nell’intervista che ci ha appena rilasciato. Non casualmente ha parlato del capoluogo irpino come rilevante terreno di confronto per il centrosinistra. E se un segretario regionale parla di coalizione, l’abc politico imporrebbe di astenersi dal fare nomi, ahinoi di persone perbene, a meno che lo scopo non sia quello di bruciarli per far emergere magari il proprio.

L’altro aspetto molto significativo, che evidentemente pochi hanno colto, è che Annunziata ha fatto quello che da anni si doveva fare nel Pd di Avellino: tirare la linea. E’ fuori dal partito chi vuole rappresentare posizioni personali: un cartellino giallo a Gianluca Festa, ma anche un altolà alle aspirazioni dei correntisti che comprando tessere pensano di dettare la linea.

I leader non si creano a tavolino. Ne sa qualcosa Umberto Del Basso De Caro, che in Irpinia è stato messo ai margini e che presto sarà chiamato a confrontarsi con l’opposizione interna a Benevento, città dove, tra l’altro, è stato capace, dopo la batosta al Comune, di perdere anche la Provincia.

Avellino è un cumulo di macerie, peggio del terremoto. Allora aveva l’intero paese ad aiutarla. Oggi è sola. Non può tornare nelle mani di avventurieri. E 741 fotocopie non bastano per intestarsi capacità politiche e non possono essere lette come un’affermazione personale, perché a votare le primarie ci sono andate le persone che sono sicure di una cosa: vogliono schierarsi contro il populismo di destra. L’unico modo è cambiando il Pd, non saltando da una corrente all’altra come monadi che vivono solo di se stesse.