"Bene Pucci Bruno e i ponti che quelli come lui costruiscono"

Anche le primarie del Pd dicono no al civismo degli espedienti e dei personalismi

Avellino.  

di GIUSEPPE DE MITA

 

Siamo ad un altro 4 marzo.

Non che il 2018 sia del tutto alle spalle, ma non tutto è rimasto fermo al 2018.

L’onda della protesta è stata la conseguenza di tante difficoltà. Non poteva però essere la risposta.

Ora si colgono due tendenze. L’emergere tellurico della Lega sulle macerie del berlusconismo e sulle contraddizioni dei 5 stelle. Il generarsi, in una parte dell’elettorato, di anticorpi sociali come reazione al degrado antropologico.

Mentre il primo fenomeno ha una guida e una strategia; il secondo è spontaneo, per ora. Nel primo c’è un leader e un partito chi eccitano paure e rancori, aizzando le persone a sfogarsi contro qualcosa; nel secondo sono le persone che si muovono alla ricerca di qualcosa che abbia il sapore della speranza.

Siamo entrati in una nuova fase politica.

In questo contesto si faranno le elezioni amministrative ad Avellino. E questo nuovo contesto dice una prima cosa: il civismo è fuori gioco.

Intendiamoci, il civismo come forma di libero impegno di cittadini alla vita politica e sociale è un valore straordinario, auspicabile e irrinunciabile. Il civismo come declinazione di personalismi e mascheramento per aggirare ostacoli politici è un espediente. Abbiamo avuto una breve stagione nella quale si è pensato che le difficoltà della politica si risolvessero abbandonando la politica: e dunque, tutti civici. Questo abbaglio è superato.

Anche le primarie del PD dipingono un tempo nuovo. Al netto di tutte le riserve sullo strumento e sulla sua capacità di sciogliere seri nodi politici, il dato della partecipazione significativa sta anch’esso lì a dire di un nascente sentimento di reazione all’approssimazione.

C’è poi una seconda cosa che emerge.

E l’intervista di Pucci Bruno, forse in parte involontariamente, la propone in una forma efficace.

Se un nuovo scenario si può aprire, non avverrà a qualunque condizione; ma solo fissando alcuni elementi precisi alla base di un nuovo rapporto con la città.

Un primo elemento è costituito da un programma realistico ed essenziale, che indichi una strada praticabile per ricostruire la normalità della quotidianità e una prospettiva alla città.

Un secondo elemento è una qualità della classe dirigente, fatta di competenza e attenzione alla città, lontana dall’idea di utilizzare ruoli per coltivare, altri o altrui, interessi; una classe dirigente liberata dallo schema del nuovo contro il vecchio, ma costruita sulla scorta di esperienza e ispirazione politica.

Il ponte che Pucci Bruno costruisce è singolarmente suggestivo. Ci sono state esperienze politiche e personali, tra cui la sua, che in un tempo non lontano hanno avuto la capacità di sollecitare una voglia di riscatto politico e amministrativo.

Non sarebbe sbagliato se si ripartisse da lì.