Il Pd irpino manda in archivio le Convenzioni nazionali e regionali. I dati, quelli crudi e schietti, che siamo riusciti con estrema difficoltà ad elaborare, (qui i grafici comune per comune) sono una Caporetto della politica.
Il gruppo che controlla le tessere ha i numeri più consistenti e potrà dettare legge per le prossime amministrative, non avendo rivali nel comune capoluogo. La vecchia classe dirigente, quella che fa capo al De Luca irpino e Rosetta D'Amelio, con Valentina Paris e Roberta Santaniello, ha il favore di un numero maggiore di iscritti ma controlla oramai solo le enclavi dell'alta irpinia: ad Ariano il partito è morto, a Montoro (dove Bianchino avrebbe dovuto fare la differenza) anche.
Ne deriva la certezza che nello scontro interno (quello burocratico che decide se fare le primarie o chi candidare, ovviamente, perché le elezioni vere sono un'altra cosa) il duo Festa e Petitto comanda (1548 voti), ma il nume tutelare che si sono scelti (Umberto Del Basso De Caro) ad alzare l'orizzonte della sfida fin verso le regionali ha più che una difficoltà: arranca. Annunziata alle Convenzioni regionali con 2173 voti lo ha quasi doppiato.
L'unico che può sorridere è Gianluca Festa, ma Livio Petitto deve trovare la quadra all'interno del Pd o di candidature alle Regionali, per lui, non se ne parla.
Il Partito democratico che metteva in campo quindicimila iscritti non esiste più. Gli iscritti sono davvero pochi per rappresentare una leadership in Irpinia. Pochi e votano ancora meno. Lo scollamento è palpabile. L'idea che sta accarezzando il governatore De Luca, un massiccio ricorso al civismo, sembra essere l'unica possibile. Chi sostiene che sia dannosa, che la politica debba trovare nel partito le risposte giuste, ha soltanto paura di perdere le posizioni di rango nella nomenclatura. Il civismo spazzerebbe via cariatidi e tromboni stonati fornendo un minimo di contraltare all'armata 5Stelle.
