E' Petracca l'anti Festa. Capaldo tenta la base 5Stelle

Le nanocorrenti del Pd spianano la strada del Comune ai grillini. Il centrodestra resta a guardare

Avellino.  

Le nanocorrenti in cui è diviso il Partito democratico di Avellino sono come un'anteprima, un affaccio, un balcone sul futuro (decisamente cupo) della città.

Gli accordi vanno stringendosi. Ma sono più presupposti per corpo a corpo piuttosto che strette di mano sincere.

Il nome “nuovo” che ha preso a circolare insistentemente negli ultimi giorni è quello di Maurizio Petracca. Sarebbe lui, sotto la bandiera ufficiale del Pd, a dover rappresentare l'anti Gianluca Festa nelle eventuali ma non scontate primarie per le candidature a primo cittadino.

Petracca ha già compiuto passi importanti e chiesto benedizioni a palazzo Santa Lucia. Con la possibilità di lasciare il Consiglio regionale soltanto a risultato ottenuto, Petracca però metterebbe insieme solo parte del Pd.

La triangolazione dell'ala ortodossa, (1)candidatura di Gianluca Festa a sindaco, (2)posto nel listino regionale per Livio Petitto con la regia di (3)Umberto Del Basso De Caro che si proporrebbe volentieri a governatore contro De Luca, a via Tagliamento è cosa già scontata.

Con un qualche imbarazzo da parte da parte dell'altro De Luca, l'irpino, che avendo chiesto e non ottenuto visibilità alla Regione Campania (la Presidenza dell'osservatorio sui rifiuti è un ripiego triste ed inconsistente) lancia chiari segnali di insofferenza. All'ala ortodossa, invero con apporto in termini di volontà e non di numeri, avrebbe dato l'ok anche Franco Vittoria.

I carichi e i sacchi vuoti s'incrociano per la concomitanza del rinnovo del consiglio comunale ad Avellino con gli schieramenti congressuali nazionali. Così che Rosetta D'Amelio si trova al fianco di Del Basso De Caro a sostegno di Martina, ma sul territorio decisamente contro l'asse Festa-Petitto.

Un po' come Roberta Santaniello che, avendo avuto tutto, ora predica la stessa unità (chi non lo farebbe con il suo incarico in Regione) che ha portato – una Iwo Jima di voti lasciati a terra – all'assalto mancato a palazzo Caracciolo: vero specchio di dove possano condurre agguati e pozzi avvelenati.

Anche i 5Stelle hanno la loro bella lotta. Il sottosegretario Carlo Sibilia ha già abbandonato l'idea di riproporre Ciampi, ma di lasciare effettivamente libera la base non c'è verso. Perché rischierebbe di perdere se a oscurargli il controcampo fosse Romana Capaldo, notaio atripaldese capace di saccheggiare a piene mani l'area moderata e ben vista dai sempre più numerosi grillini irpini non sibiliani.

Non conta poco che il senatore Ugo Grassi sia suo marito. Su Romana Capaldo sarebbe pronto a confluire, con patti e condizioni, anche Luca Cipriano, spiazzato non poco dall'accordo di Gianluca Festa con Livio Petitto, visto che quest'ultimo rappresentava la testa di ponte per un accordo più organico con il Pd.

Per il centro destra questo - come per ogni fase preparatoria di elezioni amministrative - non è il momento di esporsi. Prima ci sono le contumelie interne da mettere a punto, poi arriva sempre una parola dall'alto che mette tutti in riga.