di Luciano Trapanese
E' la guerra dei manifesti. Affissi non per strada (meglio, si risparmia carta, colla e imbrattamenti vari), e neppure sulle vele, ma sulle bacheche Facebook.
Da una parte il Movimento 5Stelle, che oltre a lodare le iniziative dell'attuale amministrazione, segnala al pubblico ludibrìo i consiglieri comunali che hanno votato no alle linee programmatiche proposte dall'esecutivo.
Dall'altra parte risponde la lista di Luca Cipriano (“Mai più”), che evidenzia invece come la giunta Ciampi abbia invece offerto «solo slogan e nessun fatto concreto», concludendo con una «che delusione».
E' l'avvio ufficiale della campagna elettorale. L'amministrazione è ancora lì. Ma a tempo. La sfiducia di novembre sembra inevitabile. Meglio attrezzarsi in anticipo.
I due “post manifesti”, già caratterizzano per grandi linee i temi che precederanno il voto. Da una parte i 5Stelle con un messaggio già esplicito: «Volevamo fare tante cose per restituire dignità ad Avellino, ma la vecchia politica, il vecchio potere ce lo ha impedito».
Dall'altra Cipriano (e parte dell'attuale opposizione), che punterà invece sull' «arroganza e l'incompetenza» dei 5Stelle, sulla «scarsa indipendenza» del sindaco, e sulla «politica per slogan» del Movimento, per tentare di sgonfiare l'onda gialla.
Meglio dirlo subito. Che noia. La solita campagna elettorale: chi sputa meglio nell'occhio dell'altro.
E invece, questi mesi turbolenti, potrebbero aver giovato all'elettorato avellinese. Lo spettacolo a volte deprimente, è stato comunque istruttivo. Ha aperto gli occhi sull'importanza di una proposta politica vera, seria, studiata e visionaria. Ha insegnato che i programmi non possono essere vuote promesse, è necessario siano preceduti da “studi di fattibilità”. Come, quando e con quali risorse realizzare i progetti per la città.
Dire: rilanceremo il teatro, miglioreremo i servizi, faremo questo per la dogana e quello per l'Eliseo, ci occuperemo delle fasce deboli e così via, serve a niente. A parole son bravi tutti. Anche un ragazzino delle elementari potrebbe elencare le cose da fare.
Come sarà del tutto inutile parlare male dei 5Stelle o, al contrario, del “vecchio potere”. Oltretutto si preannuncia, almeno a parole, un ricambio (così racconta il Pd), generazionale. La speranza è che la proposta scavalchi la propaganda. Coinvolgendo, ma davvero, non solo sui social, la cittadinanza e puntando su aspetti concreti e realizzabili. L'imminente “chiarimento” sui debiti del comune (a quanto ammontano?), dovrebbe incidere anche sulla qualità e la quantità delle “promesse” possibili.
Il voto che ha eletto Ciampi ha segnalato – così è stata letto da molti commentatori -, la liberazione degli elettori avellinesi dal “cappio clientelare” (morto solo perché difficilmente praticabile, e non per altro). Che significherebbe una cosa chiara: si vota molto di più per convinzione che per convenienza. Se fosse vero – come speriamo – dovrebbe essere inevitabilmente più “alta” anche la proposta politica. Lo sappiamo, non è facile crederci, e infatti è solo un nostro desiderio. Ma sarebbe un passo avanti, che ci porterebbe a ritenere – in un impeto d'ottimismo - che questi mesi non siano stati sprecati, ma abbiano contribuito a voltare la canonica pagina, restituendo ai cittadini la libertà consapevole di scelta.