Ciampi: chi vuole il bene della città è con noi. Le querele...

Convocato il consiglio comunale. Si discutono le linee programmatiche. Saranno giorni infuocati

Il sindaco: il programma apre a tutta la città. E sul programma saranno possibili convergenze. Niente accordicchi.

Avellino.  

di elleti

Oramai è chiaro, dal 4 al 6 settembre si vivranno giorni di fuoco per la vita amministrativa avellinese. Saranno i giorni del consiglio comunale. Convocato ufficialmente pochi minuti fa dal sindaco, Vincenzo Ciampi. Si arriva dopo polemiche feroci. Accuse del primo cittadino alle giunte precedenti (opposizioni comprese), ritenute responsabili di aver mestato nel fango e banchettato alle spalle dei cittadini. Alle successive querele della giunta Foti («se hai prove portale in procura»). E alla inevitabile replica del primo cittadino, più tenera nei termini, molto meno nei contenuti: «L’ex sindaco Foti e i suoi ex assessori minacciano querela nei miei confronti perché con il Movimento 5 Stelle ho iniziato l’operazione verità nei conti del Comune. Conti bocciati dai revisori e mai votati dagli stessi consiglieri Pd. Per paura forse di certificare il male che è stato fatto ad Avellino? Non lo so. Mi vogliono querelare perché se trovo un potenziale buco di 17 milioni di euro non dico come gli altri “va tutto bene”? Non copro chi ha fatto i disastri. Vogliono bloccare il lavoro che con fatica stiamo facendo per la città con quattro spicci lasciati in cassa. E questi soldi dove sono finiti? Sono forse spariti? Non so».

Il sindaco è entrato nel merito delle linee programmatiche che ieri ha consegnato al presidente del consiglio comunale, Ugo Maggio.

«Rappresentano un momento importante per il presente ed il futuro di Avellino. Le linee programmatiche vogliono essere un momento di dialogo, di confronto e di condivisione sulle cose da fare per il bene della città. Ma rappresentano, soprattutto, un momento di responsabilità per tutti i consiglieri comunali che sono stati eletti per rappresentare gli avellinesi».

«Ritengo – ha aggiunto - che queste linee programmatiche non siano né di destra, né di sinistra e né di centro, bensì di buon senso e di ragionevolezza. Ritengo che siano rispettose della necessità di cambiamento emersa dalla volontà popolare con la mia elezione a Sindaco nonché con il necessario principio di continuità amministrativa su cose, iniziative e progetti già avviati e ritenuti utili per gli avellinesi».

«Il nostro è un programma che coinvolge tutti gli avellinesi, nessuno escluso. E’ un programma che coinvolge gli avellinesi che amano il proprio territorio perché è quello dove cresceranno i propri figli. E' un programma per quelli che vogliono una città capace di offrire ai giovani occasioni per concretizzare i propri sogni. Per quelli che desiderano una realtà che fugga dal provincialismo economico, sociale, culturale, politico, proiettando Avellino in una dimensione maggiormente internazionale. Per quelli che si battono affinché la comunità possa orgogliosamente rivendicare la propria appartenenza alla città. Per quelli che hanno in animo di partecipare al dibattito politico, civile e culturale. La politica ha il compito di realizzare un progetto che non guardi al benessere immediato, ai condizionamenti dei poteri forti, all’acquisizione di facile consenso elettorale, ma al futuro delle prossime generazioni».

Per tutti questi motivi, il sindaco si augura «che, dal dibattito democratico in Consiglio Comunale sulle linee programmatiche, possa emergere una convergenza programmatica o una individuazione di priorità a breve/medio o lungo termine su cui lavorare tutti insieme, nell’esclusivo interesse dei cittadini. Avellino, oggi più che in passato, non ha bisogno di inciuci, di accordicchi di basso profilo e di “do ut des” ma di impegno e dedizione per la città».

Nessun «accordicchio», dunque. E neppure nessun confronto con le opposizioni, che sono maggioranza. Un programma già stabilito e sul quale «per il bene della città e del popolo», i consiglieri dovranno convergere. Il “dovranno” è d'obbligo, proprio perché altrimenti non sarà possibile fare nulla.

Si vedrà comunque cosa dirà l'aula. La sensazione è quella di uno scontro inevitabile. Su alcuni punti del programma, certo. Ma soprattutto sul metodo. Su quel richiamarsi del sindaco al “bene della città” incarnato – a suo modo di vedere – solo dall'esecutivo e dai consiglieri 5Stelle, con tutti gli altri capaci, negli anni precedenti, «solo di banchettare alle spalle dei cittadini». Non proprio il modo migliore per cercare convergenze (che non sempre sono accordicchi).