Ciampi: debelleremo il fango e il marcio da questa città

Durissimo post del sindaco. Nel mirino tutti i consiglieri del passato. Anche l'opposizione

«Chi non è con noi è un complice del passato e la gente capirà». Prove concrete di democrazia diretta.

Avellino.  

 

 

di Luciano Trapanese

Vincenzo Ciampi riprende il dialogo con i cittadini. Sempre via Facebook. Con un post durissimo nei confronti di chi lo ha preceduto in consiglio comunale e di quanti ancora siedono sui banchi dell'opposizione. Con un ripetuto «debelleremo anni di marcio in questa città».

«Maggioranza e opposizione – continua il primo cittadino - hanno banchettato alle spalle dei cittadini. Insieme alla mia squadra ho messo le mani nel bilancio del Pd e di Foti che aveva ricevuto il parere negativo dei revisori».

«Da domani - aggiunge Ciampi - ci sarà il commissario ad acta che metterà le mani nel fango. Un commissario del governo che certificherà l’inizio dell’Operazione Verità che è stato sempre il nostro primo punto nella campagna elettorale».

Parole a dir poco pesanti. «Marcio, fango, banchetto (alle spalle degli avellinesi ndr)». Nessuno spiraglio per un dialogo, almeno con chi lo ha sostenuto al ballottaggio. E che è sempre più distante. Con un messaggio conclusivo che è una oggettiva minaccia politica: «Ci aspettiamo pertanto il massimo sostegno da tutti fin da ora. Se non dovesse esserci la gente potrebbe interpretarlo come complicità nel coprire gli errori del passato».

Quindi, semplificando: i consiglieri che si opporranno alle linee programmatiche proposte dal sindaco, alle delibere e alle decisioni dell'esecutivo «è complice» del «fango e del marcio» che è stato accumulato in passato. E, proprio per questo, un nemico del popolo che ha votato Ciampi e i 5Stelle.

Non siamo più sorpresi. La strada intrapresa dal Movimento per governare Avellino non prevede il consiglio comunale come uno strumento dove governo e opposizione discutono e raggiungono – nel caso – delle intese. Ma come il luogo dove la giunta – che è netta minoranza – propone, e chi siede in aula o approva o è un nemico del popolo.

Una distorsione, ci sembra, della democrazia rappresentativa, in nome di una democrazia diretta – che a qualcuno potrebbe piacere -, ma che non è ancora stata inserita nella nostra costituzione e, naturalmente, non è contemplata nelle assemblee consiliari dei comuni.

«La nostra intenzione – ribadisce il sindaco - è di far venire fuori tutte le magagne. Senza guardare in faccia a nessuno. Risolvere i problemi e andare avanti nel governo della città superando tutte le difficoltà». E questa è una apprezzabile buona intenzione. Ma il punto resta sempre lo stesso: quando l'amministrazione è guidata da un gruppo di minoranza, è difficile imporre senza dibattere. Ma non solo: la risoluzione dei problemi – sulla carta – dovrebbe essere l'obiettivo di tutti i consiglieri legittimamente eletti dallo stesso popolo che ha sancito la vittoria di Ciampi. A volte però, anzi spesso, un problema può avere soluzioni diverse e non sempre compatibili. Se il sindaco non si confronta con chi propone strade alternative alle sue (che magari conducono al medesimo obiettivo), i proclami e le buone intenzioni rischiano irrimediabilmente di arenarsi.

«Sono al lavoro - continua Ciampi - sulle linee programmatiche che presto presenterò al consiglio. Sicuramente gli avellinesi già sanno di cosa ci occuperemo perché abbiamo intenzione di mantenere tutte le promesse fatte in campagna elettorale».

E poi l'ultima frase: «Io non mollo di un centimetro». Una promessa che è rivolta al popolo che lo ha scelto. Ma che – senza numeri – non dipende solo dalla sua ferrea volontà ad andare avanti. In aula – lo ripeteremo fino alla noia -, Ciampi non ha la maggioranza, anzi. E se una pregiudiziale ha bocciato il Ferragosto, è facile immaginare cosa può accadere per delibere più importanti o divisive.

Ma a questo punto non resta che aspettare. Se il sindaco e l'esecutivo 5Stelle riusciranno a governare in nome del “popolo sovrano”, beh, allora Avellino potrà essere considerata il primo laboratorio italiano per la “democrazia diretta”. Il luogo dove il dibattito consiliare – tra eletti dallo stesso popolo – è stato sostituito dal dialogo continuo tra chi governa e i cittadini. Può funzionare? Chissà. Di certo alle prossime elezioni amministrative sarà poi inutile votare i candidati al consiglio. Non servono.