La giunta del cambiamento. Facce nuove e ora fatti nuovi

La squadra messa insieme da Ciampi va anche oltre le attese. Adesso vera apertura alla città.

Le casse sono vuote. E' vero, ma non deve essere un alibi. Si può amministrare bene anche senza tasche piene. Ma servono capacità, competenza, visioni e il coinvolgimento degli avellinesi.

Avellino.  

 

 

di Luciano Trapanese

Diciamolo subito: la giunta presentata dal sindaco Vincenzo Ciampi va anche oltre le attese. Nove professionisti, più o meno giovani, con competenze specifiche e curricula adeguati al ruolo. Ci sono molti 5Stelle di stretta ordinanza, ma anche personaggi che per storia personale non sono vicinissimi al movimento (Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano San Domenico, Michele Mancusi e Rosario De Marco), e che potrebbero rappresentare una mano tesa ai “non alleati” in consiglio comunale, Luca Cipriano, Sabino Morano e Dino Preziosi. Se queste aperture saranno sufficienti lo sapremo tra qualche ora. Per adesso, aver varato un governo della città, giallo ma non troppo, potrebbe rappresentare un passo avanti. Una scelta che rientra anche nella logica della politica, dove qualche compromesso – soprattutto se al rialzo – fa solo parte del gioco e non è necessariamente un inciucio.

Certo, ci sono gli scontenti. I fedelissimi del Movimento che aspiravano a ricoprire un ruolo nella prima amministrazione pentastellata di Avellino. Ma anche i malumori, come certi compromessi, sono inevitabili.

Ora si passa ai fatti. Ci sarà a giorni il primo consiglio, lo scoglio del bilancio, si chiariranno anche le posizioni a Palazzo di Città. Ma è da questi “fatti” che l'esperienza Ciampi potrà dimostrare se il “cambiamento” - parola chiave della propaganda elettorale -, sarà vero o di facciata. Se la scelta degli elettori di chiudere la porta al passato ha aperto davvero a nuove prospettive di governo e a una gestione della cosa pubblica completamente altra.

Ciampi ha dichiarato che la campagna elettorale è finita. Ok, allora stop alle foto con la ramazza in giro per la città. Non servono a nulla, propaganda a basso costo, e portano pure male: non lo ricordate Alemanno che spala la neve?

Il sindaco ha chiesto ai cittadini più partecipazione. Giusto, perfetto. Ma questo presuppone anche apertura completa del Palazzo agli avellinesi. Ripetiamo: agli avellinesi. E non a chi ha la targa con cinque stelle o – al solito – agli amici e ai compari. Dimenticate la tessera elettorale. Come dite spesso: prima di tutto viene il bene della città. Logico e pure scontato, ma scrivetelo all'ingresso del comune (si fa per dire). Per ricordarlo a tutti. A voi stessi e a chi varca la soglia del municipio.

Il compito non è semplice. I soldi sono pochi e i debiti sono lì a ricordarlo. Con le casse piene amministrare non è così complicato, peccato sia stato fatto speso distribuendo prebende. Ma da più di dieci anni il refrain delle amministrazioni (non solo avellinesi), è purtroppo sempre lo stesso: non abbiamo moneta.

Con le tasche vuote per amministrare bene serve qualità, fantasia, visione, capacità di varare progetti concreti e in grado di intercettare fondi (da Regione, governo centrale o Unione europea). Di guardare oltre l'oggi e di avere il coraggio di essere impopolari a volte.

Ma anche di saper valorizzare quello che c'è. Con i nomi in giunta ci sembra si sia dato un po' di spazio all'associazionismo, questa è cosa buona. Aprite le commissioni alle proposte che arrivano dalla città, sollecitate quelle proposte (per favore non con i sondaggi su Facebook), cercate di creare “legami” strutturati con i capoluoghi vicini (lo sviluppo va in quella direzione, da soli si resta qui, in questa angusta vallata), attivate uno spazio per seguire e aiutare – se non con soldi, almeno con strutture e promozione – eventuali start up interessanti, iniziative culturali a basso costo e alto pregio. E sulla cultura, seguite l'esempio di chi ha organizzato i concerti di Dream Syndicate e Wire: prezzo del biglietto (accessibile), in uno dei tanti spazi comunali. La cultura non può essere gratis, non oggi con le casse vuote. Ma le casse vuote non possono giustificare l'assenza di una politica culturale. Ogni tanto meglio pagare per un concerto che per la solita pizza.

Coinvolgete quella corposa parte di avellinesi che si è allontanata dal dibattito, dalle iniziative, dalle proposte. Scoraggiata dalle porte sbattute in faccia, dall'incompetenza, dalla – conseguente – supponenza, dall'amara consapevolezza che «tanto è tutto inutile».

Non è semplice, ripetiamo. Gli avellinesi hanno scelto di cambiare. Ma le diffidenze e le vecchie incrostazioni non sono facili da superare ed eliminare. Create un “modello Avellino”, ma senza l'afflato propagandistico che sta inquinando il nostro sentire comune. Con umiltà e semplicità. Provateci almeno. E sarà già un cambiamento.

Buon lavoro.