di Luciano Trapanese
Una lunga agonia quella del centrosinistra irpino. E' iniziata durante la seconda consiliatura Di Nunno, continuata con Galasso ed è giunta a conclusione con la disastrosa esperienza Foti. Disastrosa anche per colpe precise del suo stesso partito, il Pd.
Sulle ceneri di un sistema di potere in disfacimento, il Movimento 5Stelle ha costruito una vittoria non sorprendente. Soprattutto per chi non ha ignorato i risultati delle Politiche in città. Che si sono in parte ripetuti nel ballottaggio, a “voto libero”, quando gli elettori hanno scelto senza l'obbligo delle preferenze.
Il flop avellinese fa il paio con il crollo del Pd nella rossa Toscana. Ed è spiegabile solo in parte con il vento che soffia in tutto il Paese.
RIVOLUZIONE. Per definire la portata del voto di ieri sera è stata spesso usata la parola rivoluzione. E per una volta non si tratta di un'iperbole, un luogo comune tirato fuori per descrivere anche la più piccola modifica dello status quo. E' stata davvero la notte della rivoluzione. Un sistema di potere lungo mezzo secolo è franato su se stesso. Le crepe evidenti da decenni hanno destabilizzato l'edificio. Il crollo è stato fragoroso. Non è bastato l'accordo De Mita – Mancino. E neppure l'ennesima operazione di restyling. La scelta dell'avvocato Nello Pizza non ha prodotto il miracolo. Un uomo nuovo, stimato, una faccia pulita, distante dall'agone politico. Altre volte ha funzionato (con le dovute differenza era un po' la stessa soluzione adottata con Paolo Foti). Questa volta no. Per due ragioni. La prima: se cambi il cantante ma i musicanti (i leader e i portatori di voti),sono sempre gli stessi, il prodotto non cambia. E soprattutto, questa volta gli avversari erano diversi. Non più l'inesistente armata del centrodestra, corrosa da invidie interne, spaccature insanabili, e senza una linea coerente (ma perché si continua a non candidare, ad esempio, Giovanni D'Ercole?). No, questa volta l'avversario era nuovo, giocava con altre carte. Niente clientele, niente padrini, la promessa di un rinnovamento radicale. Un voto d'opinione dunque. Libero come mai prima, anche perché come mai prima, i vecchi artefici del centrosinistra irpino (De Mita e Mancino, appunto), sono sembrati deboli, esposti (inchiesta Aias), senza un vero seguito.
MACERIE PD. Sul Pd poi, poco da dire. Il partito è in macerie da anni. Gli scricchiolii erano stati individuati già con la segreteria di Franco Vittoria. E non è stato fatto nulla. Sono rimasti i soliti noti (D'Amelio, De Luca, Del Basso De Caro su tutti). A rimpastare le solite ricette, ma senza nessuna connessione con gli elettori. Senza idee, senza visione: solo e soltanto pura gestione del potere. Vecchia scuola democristiana. Risultato: fine inevitabile.
Il Movimento 5Stelle ha ora una folta schiera di parlamentari (Carlo Sibilia, Michele Gubitosa, Generoso Maraia, Maria Pallini e Ugo Grassi), il sindaco della città, Vincenzo Ciampi, e un crescente seguito popolare. Dovranno dimostrare che “cambiamento” non è solo uno slogan. E che rivoluzione significa anche modificare sistemi, uomini, pratiche. Ribadire nel concreto che il governo di una città non è solo gestione del potere e divisione di ruoli e poltrone.
Non è una partita semplice (al netto del precario e tutto da definire equilibrio in consiglio comunale).
RICOSTRUIRE LA COMUNITA'. Avellino ha molti problemi. A partire da un deficit che si aggira intorno a 80 milioni. Ha un tessuto urbano devastato da scelte scellerate, progetti inconcludenti, sprechi enormi, e soprattutto: una cittadinanza scoraggiata e delusa, ormai propensa a credere che la decadenza attuale sia inarrestabile.
La “rivoluzione”, se gestita bene, potrebbe riportare agli avellinesi quella passione civica che è evaporata in questi anni. Sarebbe già un risultato importante. La base sulla quale ricostruire una comunità.
Nel Pd è partito il solito refrain post sconfitta. Con la atavica classe dirigente che ripete: bisogna ripartire dai territori, ritrovare il contatto con la nostra gente, bla bla bla. La verità è che non servono parole, ma passi indietro. Una rivoluzione si contrasta con una rivoluzione. Se l'offerta è sempre la solita minestra, i 5Stelle hanno già rivinto.
Per il centrodestra non servono rivoluzioni. Non c'è nulla da abbattere. Lì serve solo costruire, ma da zero. Serve forza, coraggio, unità d'intenti e persone capaci di unire. Tutta merce molto rara.
A Vincenzo Ciampi neo sindaco di Avellino un sincero in bocca a lupo. La città non ha solo bisogno di una ventata nuova, ma di capaci amministratori. Buon lavoro.