Caldoro: «Patto De Luca-De Mita? Alleanza senza un progetto»

Dall'Hotel de La Ville il via alla campagna elettorale del centrodestra per le regionali

Il governatore collegato in videoconferenza alla presentazione del libro di Gargani: ci vuole una certa fantasia a dire di voler rifare la Dc alleandosi con De Luca. E l'eurodeputato: dopo 5 anni non si può rompere un patto senza spiegazioni

Avellino.  

«Ci vuole una certa fantasia per dire che che alleandosi con De Luca si può rifare la Dc». Così il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, che questo pomeriggio è intervenuto in video conferenza alla presentazione del libro “Io e il Partito” scritto dall’eurodeputato Giuseppe Gargani e curato dalla collega Rosy Cefalo. Un appuntamento che ha fornito lo spunto per cominciare a parlare della campagna elettorale per le elezioni regionali e dell’accordo dell’ultimo momento siglato tra il leader dell’Udc irpino, Ciriaco De Mita, e l’aspirante governatore del Pd, l’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. «Mi domando ancora - ha continuato Caldoro - come si fa a meno di 48 ore dalla presentazione delle liste a realizzare un patto politico-programmatico così importante. Su questo episodio è evidente che ancora c’è poca chiarezza e poca trasparenza…».

Caldoro, che pure era atteso ad Avellino, è stato bloccato da un impegno istituzionale inderogabile ma non ha fatto mancare il suo contributo al dibattito, partendo proprio dall’analisi del testo di Gargani. «Leggendo questo libro - ha spiegato - si raccolgono stimoli e spunti di discussione e confronto soprattutto sull’evoluzione del partito. Da forza politica che fungeva da attrazione ed indirizzo all’attuale scenario. Dalla Dc come elaborazione collegiale e complessa della lettura di quella che era la società italiana ad una legge elettorale che è la sintesi perfetta per far comandare una persona sola. Una scorciatoia per la governabilità… Ciò passando per il tentativo dell’Udc, di cui Giuseppe - riferito all’europarlamentare - ha evidenziato difficoltà e limiti. Qualcuno ora prova a semplificare il quadro politico con alleanze momentanee senza un progetto politico, che si trasforma solo in una somma algebrica di partiti… In Campania, invece, a dispetto di questa trend abbiamo cercato di creare le condizioni e rafforzato le fondamenta di un tessuto socio-economico che vuole dare un futuro ai nostri giovani».

Battute pepate sull’alleanza dell’ultima ora anche da parte dello stesso eurodeputato e dell’ex ministro Ortensio Zecchino, presente con il presidente della Provincia, Domenico Gambacorta, all’Hotel de La Villa.

«Avendo visto tutte le liste italiane nelle regioni in cui si vota - ha esordito Gargani - mi sembra che non siano credibili in nessun posto. Pensavo che in Campania potessero esserci liste diverse ma si va solo incontro all’avventura. Dopo 5 anni di governo non si può rompere un patto senza spiegazioni, senza un processo, senza indicazioni e riferimenti. De Mita fa un errore imperdonabile ritenendo che Foti e De Luca siano di sinistra. Lui era attratto dalla sinistra e io lo sapevo e l’ho scritto nel libro. Era attratto, però, da una sinistra che non c’è. Se De Luca è di sinistra io sono mussulmano. In tutta la sua vita non è stato né del Pd né di un altro partito. È un tiranno buono ad amministrare, glielo ho sempre riconosciuto. Non critico la persona. Ma qui c’è un problema di fondo che nessuno sottolinea, una questione morale. De Luca è incandidabile e non si possono scomodare 6 milioni di elettori truffandoli, perché lui non può fare il presidente. Non è un problema giuridico, la condanna non mi interessa. Mi interessa che un partito che vuole cambiare l’Italia, e Renzi lo dice la mattina, a mezzogiorno e la sera, non può candidare una persona che non può assolvere alla funzione per la quale compete. Questo è un macigno. Non si tratta di Destra e di Sinistra, che non ci sono più. Purtroppo il partito dell’indistinto avanza e mi dispiace che ciò accade anche in Campania».

Parla di tradimento, invece, Zecchino che alla domanda se la mossa di De Mita fosse stata dettata per recuperarare una presenza e una testimonianza democristiana risponde: «Per la verità ho sentito citare il popolarismo in qualche dichiarazione. Ma in passato l’ho sentito anche proclamato, tradito e vilipeso e potrei citare concreti episodi di quando io mi battevo perché mantenessimo in vita il Partito Popolare. L’Europa ne è il punto di riferimento e conosce due grandi realtà: socialisti e popolari… E’ così semplice. Il Pd non ha nulla a che fare con il Partito popolare europeo. Non ci sono più alibi, Renzi ha iscritto il Pd al Partito socialista. Ecco perché aderendo allo schieramento di Caldoro realizziamo un percorso coerente».

E infine sulla campagna elettorale ha detto: «Sarà una competizione tirata anche perché c’è il terzo incomodo costituito dai “grillini”. Una novità che renderà questa battaglia più vivace ed imprevedibile»

Da Gambacorta, poi, una riflessione sugli ultimi cinque anni di gestione alla Regione Campania e di quanto era stato prodotto in precedenza: «Chi è amministratore - ha affermato il presidente della Provincia di Avellino - sa bene come era ridotta nel 2010. E sa anche che le cose sono cambiate. Dal 2014, poi, anche i piccoli comuni hanno ottenuto finanziamenti importanti che hanno premiato una qualità progettuale. E la Sanità? Di chi sono le responsabilità di ciò che è avvenuto in passato? Chi opera nel settore conosce il punto da cui si è partiti cinque anni fa… Ora bisogna guardare avanti e continuare su questa strada. Ma per farlo è necessario recuperare voti nel centrosinistra e negli indecisi. Un recente sondaggio commissionato dal presidente Caldoro ha evidenziato che in Campania circa il 54% degli elettori non sa se andrà a votare. Questo è il segno più evidente della crisi politica. Il nostro compito è quello di accorciare le distanze tra i cittadini e le istituzioni».

Alessandro Calabrese