di Siep
Ad Avellino c’è l’unico caso di un comunale che chiude col bilancio in positivo. Non le manda certo a dire l’ex presidente del cda del Teatro Carlo Gesualdo, Luca Cipriano, al sindaco uscente Paolo Foti in una conferenza stampa tenuta, simbolicamente, proprio davanti il foyer chiuso del comunale.
«Nessun debito, nessun ammanco, solo un teatro chiuso, da Foti e dal Pd, con un milione di euro di utile, per un’operazione di killeraggio politico simile a quella subita da Di Nunno».
La verità di Luca Cipriano è raccolta in poche battute affidate, con chiarezza ai giornalisti all’indomani della messa in liquidazione del Massimo cittadino, in un Consiglio comunale che definisce «umiliante e da voltastomaco», l’attuale numero uno del Conservatorio «Cimarosa» scelga di parlare davanti alle porte sbarrate dell’ex Istituzione. Inoltre, Cipriano invita il sindaco a tranquillizzarsi visto che “presto tornerà a fare il pensionato, ma con i suoi dieci avvisi di garanzia”.
Cipriano con carte alla mano sciorina i numeri dell’ente diretto da lui stesso.
Invitando, i suoi avversari, a maggiori esempi di onestà.
«L’unico dato che il Consiglio non ha rivelato – sottolinea - è scritto nella stessa delibera approvata in aula. La liquidazione prevede 1,7 milioni di euro di crediti che il Teatro, e quindi il Comune, ancora avanzano».
Il risultato, per Cipriano, è che «si è fatto fallire l’unico teatro in Italia che, considerati i 700.000 euro debiti, vanti 1 milione di utili». Dunque, se Foti e i suoi «non sanno fare somme e sottrazioni», rivendica con forza che «non c’era nessun buco, ma nessuno ha avuto l’onestà di dirlo». Tantomeno, esisterebbe un ammanco di cassa da 115.000 euro. Insomma, ben diversa la realtà illustrata da Cipriano in questa conferenza stampa.
Intanto da ottobre riparte la programmazione del comunale però sarà affidata direttamente al Teatro Pubblico Campano.
Sostenendo di parlare «da cittadino per bene e non da candidato a sindaco», Cipriano ribadisce: «Fino a che ho presieduto l’Istituzione, funzionava benissimo ed era l’unico vanto di questa città».