Con la presente rassegno le mie irrevocabili dimissioni da membro dell’Assemblea Regionale PD della Campania, da Presidente della sezione PD di Montemarano (AV) e restituisco la mia tessera di partito.
Avrei dovuto e voluto prendere questa decisione già da molto tempo e finalmente dopo mesi di riflessione, di sofferenza, di inutile attesa per un cambiamento che non è avvenuto e che non avverrà mai, ho deciso di lasciare il Pd. È una scelta che devo a me stessa, che riflette quello che sono e quello che voglio continuare ad essere; troppa la distanza tra le mie idee, i miei valori e ciò che il PD è diventato già da molto tempo: un comitato elettorale in cui i numeri la fanno da padrone, un partito di personalismi, di singole ambizioni, alle volte di schifezze vere e proprie, dove una tessera ha più valore di un’idea. Un partito costruito ad immagine e somiglianza del capo, l’omologazione ad un pensiero unico, dove chi la pensa diversamente viene emarginato e sbeffeggiato. Già so come andrà a finire questo congresso nazionale e non voglio più assistere alla solita sceneggiata: il Pd ormai è ben lontano dai problemi della gente. Tante e troppe le scelte che non ho mai condiviso e che mi hanno vista addirittura in contrapposizione: dallo sblocca Italia all’art. 18, fino al referendum costituzionale a cui ho votato convintamente NO. Credevo che il Pd potesse esprimere classi dirigenti cariche di passione, di generosità e di solidarietà, oltre che di capacità intellettive in grado di includere e non di chiusure mediocri a difesa del potere. Niente di tutto ciò, solo disillusione, e fa male veder soffrire le persone più deboli, assistere all’aumento dell’emarginazione sociale, della povertà e dell’emigrazione dei giovani. Qui in Irpinia, ad esempio, il Pd in tutto questo è stato assente, quando non addirittura responsabile: c’è stato un mutismo politico, non si è fatto nulla affinché i giovani restassero nella propria terra, la valorizzassero riscoprendo l’orgoglio delle proprie radici.
Ciò ormai fa parte del mio passato perché ho scoperto, felicemente, che la Politica, quella vera, che si richiama all’etimologia greca, si può fare anche fuori dai partiti: anzi, si deve fare al di fuori di essi. Meglio praticare la partecipazione dove l’unico interesse è davvero il bene comune e non le cariche, gli appalti, i soldi, le poltrone e le tessere. Queste mie parole vogliono essere anche una riflessione per tutti i giovani sfruttati da questi partiti, i quali hanno perso da decenni la loro funzione: lasciateli al loro destino e provate ad impegnarvi nel sociale, si sta meglio, si respira aria diversa. Non ci sono nemici da abbattere, non ci sono ipocrisie, ma soltanto persone con cui dialogare. È fondamentale ricostruire le comunità nella nostra terra e questo i partiti corrotti non possono farlo, devono essere le persone di buona volontà a metterlo in pratica attraverso azioni culturali fatte di onestà e passione. I giovani nei partiti non contano niente, non decidono niente: a loro viene assegnata qualche carica farlocca per tenerli buoni, per affiliarli e renderli docili; oppure vengono utilizzati per le foto di gruppo, calpestandone la dignità. A loro va soltanto il compito di ripetere le menzogne di improbabili segretari di partito o capibastone, ma non è questo il compito della nostra gioventù.