ArcelorMittal, "Sta per esplodere una bomba sociale. Il Governo intervenga"

Il sindaco Boccuzzi: lunedì sit in. Gli operai: così ci ammazzano

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L’ennesima crisi industriale che colpisce le aree interne del sud Italia non può essere ignorata. La chiusura dello stabilimento di Luogosano è un’emergenza sociale, e l’inerzia delle istituzioni rischia di trasformarla in una tragedia collettiva

San Mango sul Calore.  

"La chiusura di Arcelor Mittal, annunciata per luglio, rischia di lasciare 71 famiglie monoreddito senza un futuro, in un territorio già duramente provato dalla crisi occupazionale". Così il sindaco di San Mango Sul Calore, Toedoro Boccuzzi, commenta a caldo l'annuncio dato a Confindustria ieri dell'imminente chiusura del polo produttivo. "12 operai, attualmente impiegati nella fabbrica, sono residente nel mio comune - spiega -. La notizia devasta un'area fortemente provata da una crisi occupazionale feroce, che non lascia prospettiva alcuna. San Mango trema, come Luogosano, Montemarano, Lapio, Taurasi, San Potito e altri paesi perchè quello che si prospetta è un vero disastro sociale. Lunedì alle 10 daremo vita ad un sit in davanti la prefettura di Avellino. Quella che sta per esplodere è una bomba sociale, in un'area già devastata e a forte rischio spopolamento"

“Ringrazio di cuore per la solidarietà dimostrata, all'assemblea che si è svolta davanti ai cancelli dello stabilimento Arcelor Mittal di San Mango sul Calore - continua Boccuzzi -. 
Ho voluto ribadire con forza, guardando negli occhi i lavoratori e le loro famiglie, che l'Amministrazione comunale e l'intera comunità di San Mango sono e saranno sempre al loro fianco in questa difficile battaglia. Non si tratta solo di numeri o statistiche: parliamo di 70 famiglie, di 70 storie, di 70 vite che rischiano di essere travolte da una decisione calata dall'alto che non possiamo accettare. 
Sono in contatto costante con la Regione Campania, con i nostri consiglieri regionali e con i parlamentari irpini, che ringrazio per l'immediata disponibilità dimostrata. Stiamo lavorando incessantemente per trovare soluzioni concrete che scongiurino questa chiusura. 

Lunedì tutti in prefettura

Lunedì sarò presente davanti alla Prefettura di Avellino insieme ai lavoratori e ai sindacati, per far sentire forte e chiara la voce di San Mango e dell'intera provincia. Invito tutti i cittadini e le istituzioni che possono a partecipare: è importante dimostrare che siamo una comunità unita e solidale. 
La dignità del lavoro è un diritto che non può essere calpestato. Dietro ogni posto di lavoro c'è una famiglia, ci sono progetti di vita, c'è il futuro del nostro territorio. Non permetteremo che le logiche del profitto cancellino decenni di storia industriale e di sacrifici. San Mango non si arrende. Insieme, uniti, possiamo e dobbiamo vincere questa battaglia.”
Così il sindaco di San Mango sul Calore, Teodoro Boccuzzi.
 

Operai in bilico

La notizia ha scatenato una reazione immediata e rabbiosa tra i lavoratori, molti dei quali ultracinquantenni, consapevoli delle enormi difficoltà di ricollocarsi nel mercato del lavoro. “Ci hanno massacrati, ci hanno messi con le spalle al muro. Togliere un posto di lavoro, qui al sud, significa togliere la vita a una persona”. È il grido di dolore che emerge da chi, ormai in cassa integrazione da due anni, vede sfumare ogni possibilità di ripresa.

La rabbia dei lavoratori: “Così ci ammazzano”

Le testimonianze degli operai raccontano la disperazione di chi si sente abbandonato dalle istituzioni e tradito da un sistema che non offre alternative. “Non ci è stata concessa nemmeno la possibilità di trovare una soluzione – denunciano i dipendenti –. Chiedevamo tempo, sette mesi, un anno, per lavorare insieme ai sindacati e alle istituzioni, ma ci è stato negato anche questo”.

Il valore di settanta famiglie in un’area interna dell’Italia meridionale non è paragonabile a quello di una realtà industriale del nord: qui, la perdita di un solo posto di lavoro si ripercuote su un intero ecosistema economico, già fragile e privo di prospettive di crescita. “Cosa dobbiamo fare? Dove dobbiamo andare? Dobbiamo forse toglierci la vita?” si chiedono gli operai, che denunciano una situazione ormai insostenibile.

Di fronte alla chiusura imminente dello stabilimento, le sigle sindacali non intendono restare a guardare. È stata indetta per domani mattina un’assemblea straordinaria, seguita da un presidio davanti ai cancelli della fabbrica. A partire dalle ore 18:00 scatterà lo sciopero ad oltranza, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e chiamare a raccolta le istituzioni.

“Abbiamo chiesto una proroga della chiusura per individuare soluzioni alternative che garantiscano continuità occupazionale. Se non con questo imprenditore, con un altro. Il lavoro c’è, i volumi produttivi esistono, e la forza lavoro è competente e qualificata”. Affermano i rappresentanti dei lavoratori.