Il rilancio delle micro, piccole e medie imprese richiede provvedimenti strutturali e innovativi, che affrontino in maniera efficace i problemi, risolvendo con coraggio distorsioni e criticità. In tal senso, molte aspettative erano riposte sul disegno di legge delle Pmi, che però alla fine è risultato un provvedimento deludente.
A 14 anni dallo Statuto delle imprese, emanato nel 2011, che prevedeva una legge annuale che non ha mai avuto seguito, nei giorni scorsi il governo nazionale ha approvato la norma che veniva prospettata come un atto rivoluzionario, ma alla verifica dei fatti è risultata assolutamente inadeguata.
Un giudizio espresso con chiarezza dalla Confesercenti nazionale e condiviso dalla Confesercenti provinciale di Avellino, guidata da Giuseppe Marinelli, e dagli operatori del territorio, perchè non è stata in grado di agire sulle priorità di intervento.
Sarebbe necessario invece mettere le imprese realmente al centro dell'agenda politica e recuperare lo spirito iniziale del provvedimento.
Il testo approvato dal consiglio dei Ministri, purtroppo, non va in questa direzione. Alcune misure in esso contenute sono apprezzabili, come la lotta alle false recensioni – fondamentale per turismo e ristorazione –, l’annuncio di provvedimenti utili per i Confidi (rimandati però ad appositi decreti) e l’istituzione di un tavolo di confronto permanente con le associazioni datoriali. Bene anche l’impegno a mantenere la cadenza annuale della legge.
A mancare del tutto, però, sono le misure mirate a risolvere le ormai annose questioni che stanno mettendo in difficoltà le micro, piccole e medie imprese irpine e dell'intero Paese, da noi più volte denunciate, affrontando con agevolazioni e incentivi fenomeni drammatici come il crollo di aperture di nuove attività, in alcuni comparti ormai ai minimi termini.
Non troviamo inoltre traccia di interventi, nemmeno di prospettiva, per fermare la desertificazione commerciale che sta investendo sempre più rapidamente le aree interne, per tutelare i negozi di vicinato, ma anche altre attività, dalle distorsioni della concorrenza generate dai giganti internazionali. Anzi, il commercio – che pure più di altri ha sofferto la frenata dei consumi e la trasformazione digitale – è stato completamente ignorato: anche i provvedimenti a favore della filiera della moda dimenticano le imprese della distribuzione commerciale, che pure giocano un ruolo fondamentale per la sostenibilità del comparto.
In generale, manca una visione d’insieme: il ddl Pmi, così com’è, si limita ad essere un compendio di misure di piccola portata, non un grande intervento strategico per sostenere il radicamento delle imprese del territorio nel tessuto economico nazionale.
Per questo, chiederemo decise e profonde modifiche, con l’obiettivo di rafforzare la legge in modo che possa davvero rappresentare una svolta, auspicando che anche sul piano locale vi sia maggiore attenzione da parte delle istituzioni sul tema, con una disponibilità al confronto con le categorie e alla definizione di un progetto strategico per l'economia dei territori, con misure a breve e lungo termine".