«Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è un’opportunità ma insieme anche un rischio per le aree interne», afferma il segretario generale della Cgil di Avellino, Franco Fiordellisi. «Rispetto alle città metropolitane, le aree interne stanno mostrando difficoltà nell’adesione ai bandi. Inoltre, una volta presentati i progetti bisognerà trovare il personale per realizzarli. E anche sotto questi aspetti, l’Irpinia appare in svantaggio rispetto ad altre zone della regione».
«L’Irpinia – prosegue Fiordellisi - non è presa in giusta considerazione dall’attuale governo, basta dare un’occhiata alla manovra economica. Insomma, non bastava il napolicentrismo della Regione, adesso anche l’esecutivo nazionale mette da parte le aree interne. Se continuiamo così, non potrà esserci nessun riscatto per una terra che già soffre a causa della desertificazione industriale e per lo spopolamento. L’Irpinia deve far sentire la sua voce e la Cgil è pronta a sostenerla».
«La provincia di Avellino - osserva quindi il sindacalista - vede tutti i settori in difficoltà evidente, tranne qualche eccellenza e l’agro alimentare industriale. Siamo arrivati a meno di 400mila residenti, 106mila 121 pensioni di cui 80mila 648 privati e 25mila 473 pubbliche. Circa 148mila occupati tra reddito e ricavi da lavoro, tasso di disoccupazione al 15%; allarmante la disoccupazione giovanile, un disoccupato su tre (33%) rientra nella fascia di età 15-24 anni esclusi studenti; 43% delle donne occupate molte con contratti precari; 24mila giovani tra i 15-34 anni non occupati, non studiano e non sono in formazione, sono i cosiddetti Neet. Il settore che assorbe la maggior parte di forza lavoro è quello dei servizi (92mila addetti, di cui 64mila dipendenti). Seguono industria (32mila, di cui 5mila autonomi), agricoltura (13mila, di cui 11mila indipendenti) e costruzioni (11mila, di cui 6mila lavorano in proprio)».
In questo scenario socio-economico si innesta anche la crisi energetica e delle materie prime: «In Irpinia si corre il rischio di fare molto male ai pensionati, ai lavoratori e alle imprese soprattutto se non troviamo la modalità di riaprire un confronto complesso e completo che parli a tutta la provincia e agli enti per definire percorsi strategici. Per questo dal congresso regionale Cgil, celebrato a Napoli alla fine di gennaio, è stata ribadita la massima attenzione per le infrastrutture necessarie ed inderogabili anche alla luce delle nuove criticità che si affacciano per Industria italiana autobus e per l'intero comparto industriale».